dei clandestini, che arrivano nel territorio statunitense attraverso il fiume San Lawrence, che d'inverno si ghiaccia e diviene una strada percorribile.
Opera prima e indipendente della regista Courtney Hunt, che le ha fruttato due candidature all'Oscar: una per la sceneggiatura, una per la miglior attrice protagonista. Concordando con la candidatura per la brava, emotivamente coinvolgente, Melissa Leo (qualcuno forse se la ricorderà in “21 grammi”), il problema del film pare paradossalmente risieda in una trama che non riesce a spiccare il volo, che pare rimanga impantanata nella neve, fermandosi a delle buone premesse. Ma nulla più, per la delusione dello spettatore. E' semmai nello sviluppo del rapporto tra Ray e Lila, “così lontane, così vicine”, che si vede quacosa di buono. Le due protagoniste, che all'inizio dello spettacolo appaiono così distanti, infine si ritrovano strettamente legate per uno status che travalica concetti come quelli di razza e cultura, ovvero la maternità. E merito ulteriore della Hunt è il dare uno spunto di riflessione riguardo all'America nascosta, quella lontana dai riflettori e dalla competenza hollywoodiana, dove la condizione della sempliciotta Ray rispecchia probabilmente, ora come mai, quella di parecchie famiglie, che vivacchiano con cene a base di pop-corn e sono costrette a “duellare” con cinici trasportatori di televisori. Ambientazione da brividi, sia per temperatura che per poesia.
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