Voglio ricordarti così, con quella tua ironia riservata che ti sentivi libero di sprigionare solo nell’intimità delle amicizie. Sapevi scegliere sempre il momento per rivelarla. Acuta, buffa, tagliente. Sempre. Protagonista o spettatore…non era il ruolo, era l’intelligenza. Quella volta del pongo: memorabile. E poi la finta Ansa con la lettera del Presidente della Repubblica…Potrei passare una giornata intera a raccontare i tanti straordinari aneddoti che ci hai lasciato. E chi come me, ti ha vissuto un poco, so di cosa parlo. Le lunghe giornate in Versiliana, il rito del Caffè, le abitudini, l’arrivo ogni mattina in sella alla tua bicicletta, i biscotti e la schiacciatina. Il tuo passo inconfondibile. La scaletta delle domande scritta a 18. La rassicurazione di rito: “Bello vero l’incontro?”. L’aperitivo sotto i pini, il vino. Ogni sera. L’estate, si, l’estate. Come non ricordare quelle estati. Con il suo arrivo rinascevi anche tu, insieme alla Tua Versiliana. La tua creatura. Te ne vai senza un colpo di teatro, in silenzio, nel cuore dell’estate che avrebbe dovuto vederti rinascere. Il palco è vuoto, e per chi, come me l’hai visto pieno di te, non sarà più lo stesso. Tutto il resto ora resta dentro il cuore… Un amico