Gli italiani possono rinunciare a tutto ma non alla Stella di Natale. A confermare un trend tutto sommato positivo è la complessiva tenuta del principale distretto di produzione di poinsettia, quello della Versilia, dove nonostante la crisi e l’esplosione dei costi di produzione, in particolare dei consumi di gasolio (+10%) esplosi a causa del gran freddo, si sono prodotti quasi 5 milioni di esemplari mantenendo stabili i livelli storici. Alcune centinaia di esemplari, oltre a colorare case e ambienti di vario genere, addobberanno la Basilica Superiore di San Francesco in occasione del concerto di Natale diretto da Ennio Morricone in onda su Rai 1 in programma il 25 dicembre dopo la benedizione Urbi etOrbi del Papa. A subire una leggera flessione è stata la produzione di stelle di Natale di grandi dimensioni come il famoso “Alberello” e formati mediamente grandi (vaso 30 e 40) che possono arrivare, al dettaglio, anche fino a 100 euro. Hanno retto bene invece i formati piccoli e medi (vaso 14, 16 e 18). La vendita dei piccoli formati ha compensato la flessione dei grandi formati dettata da budget limitati e dalla necessità di ottimizzare le spese. Non si può rinunciare alla stella di Natale la lettura di questo nuovo dato figlio della crisi, e piuttosto che rinunciarvi si opta per una versione meno sfarzosa ma pur sempre legame con la tradizione e con le festività. Dei quasi 5 milioni di Stelle di Natale prodotte tra monoflora e uniflora, una parte – circa 1 milione di esemplari – sono stati destinati al mercato internazionale (Europa) confermando l’internazionalità della poinsettia versiliese; il 30% è destinato alla grande distribuzione, un altro 30% ai negozi e il 30% nei Garden Center. “C’è stato un leggero calo di produzione in particolare dei formati grandi – ammette Cristiano Genovali, Presidente Provinciale Coldiretti e Presidente del Mercato dei Fiori – ma il bilancio, al 21 dicembre, ultimo giorno utile per la vendita all’ingrosso è di sostanziale tenuta del comparto nel suo complesso”. A mettere al muro i produttori di Stelle di Natale della Versilia (30 aziende specializzate e circa 15 milioni di euro di fatturato) è stata ancora una volta la voce gasolio, la principale tra i costi di produzione anche se qualcosa, e di molto interessante, si sta muovendo all’interno del distretto floricolo. Le imprese stanno svoltando con forza verso la “green economy” sostituendo i bruciatori a gasolio con le biomasse; un intervento che consente di mantenere alto il livello di competitività e di ridurre i costi di produzione. Il gasolio incide per il 25% sul costo di produzione di ogni singolo esemplare, al produttore resta “solo” il 10% su ogni esemplare venduto. Forte l’impegno anche verso l’impiego di energia solare utilizzando i pannelli fotovoltaici. “Troppo poco per fare pensare di poter resistere ancora con questi parametri – spiega Genovali – le Stelle di Natale sono una produzione molto costosa che necessita di una temperatura fra i 15 e i 20 gradi all’interno delle serre. L’unica voce in cui possiamo intervenire è quella dei costi energetici. Le imprese stanno investendo risorse importanti per raggiungere livello di competitività alti. Le biomasse possono aiutarci a ridurre del 40%, anche fino al 60% i costi energetici all’anno”. Secondo Coldiretti (info su www.lucca.coldiretti.it) una serra di medie dimensioni può arrivare a spendere in media 15 mila euro di riscaldamento per i mesi invernali e a seconda delle varietà coltivate, mentre le serre più grandi possono arrivare anche a 40 mila euro all’anno e anche oltre. Ecco che le energie rinnovabili entrano in gioco con forza anche in Versilia: “il nostro futuro è inevitabilmente legato alla produzione di energie rinnovabili e quindi alla riduzione dei costi di produzione. Possiamo rosicchiare quei 10 centesimi producendo con metodi sostenibili e meno costosi. In Versilia questo processo è già iniziato, ed è tutt’ora in atto. Una parte di questa grande produzione è figlia della green economy”. A mettere le energie pulite in cima alla lista, per primo, è stato Marco Carmazzi, Presidente del Distretto floricolo interprovinciale Lucca-Pistoia: “la competitività di un’azienda si misura anche con la sua capacità di sfruttare tutte le opportunità previste e possibili come le energie alternative. In Versilia, come nel vicino distretto di Pistoia, ci sono aziende che sono già intervenute a fronte di investimenti ed ulteriori indebitamento per mantenere lo status di imprese all’avanguardia. La svolta delle energie rinnovabili non è solo una questione di abbattere i costi, ma anche e soprattutto una questione di produrre nel completo rispetto dell’ambiente. Vogliamo produrre piante belle, forti ma con sistemi moderni e puliti dando continuità a quella che è da sempre la nostra filosofia imprenditoriale”. Ci sarà una fetta importante di consumatori che sceglieranno, al posto della Stella di Natale, ciclamini, lilium e gigli. Ma non faranno peccato: “E’ importante scegliere e preferire fiori prodotti localmente – spiega Francesco Ciarrocchi, Direttore Provinciale Coldiretti – per più e diversi fattori a partire dalla sostenibilità delle produzioni. Leggete l’etichetta, chiedete al commerciante e fate attenzione alla pianta o fiore che decidete di portare a casa o regalare”. COME CONSERVARE AL TOP LA STELLA DI NATALE Posizionarla in ambienti ben riscaldati, con temperature non inferiori ai 14 gradi e luminosi ricordando che non teme laluce del sole diretta nel periodo invernale e soprattutto innaffiarla poco,solo quando il terreno è completamente asciutto. Durante il periodo primaverile è opportuno effettuare una potatura abbastanza vigorosa e portarla in terrazzo per riporla nelle case verso ottobre-novembre in un ambiente poco luminoso (8 ore max di luce al giorno) al fine di facilitare la crescita di nuove foglie (che assumeranno il caratteristico colore rosso) e di nuovi rami. Un ultimopiccolo accorgimento per far rifiorire la stella di Natale è la concimazione, quest’essenza predilige concimazioni a base di potassio e fosforo, soprattutto nel periodo autunno invernale. Così facendo l’anno successivo si potrà avere ancora la stella di Natale, scientificamente chiamata Euphorbia pulcherrima (dal latino bellissima), facendo fruttare gli acquisti fatti durante queste festività.