di Susanna Benassi
La Venere Callipigia (dal greco Aphrodite Kallipygos ossia, La Venere dalle belle natiche) è uno dei più belli esempi di scultura greca che sono arrivati fino a noi. La riproduzione marmorea, copia realizzata in epoca romana durante l'impero di Adriano, fu ritrovata priva di testa nella Domus Aurea. La famiglia Farnese l'acquistò nel 1594, la restaurò e la conservò nell'omonimo palazzo romano. Per la sfacciata posa resa ancor più realistica dallo stile esecutivo tipico del tempo, pur sempre ammirata e custodita gelosamente, fu per un certo periodo oggetto di censura e quindi custodita nella collezione segreta dei Farnese lontano da occhi indiscreti.
Solo nel 1786 venne trasferita a Napoli.
L' opera raffigura una donna, probabilmente colta nel momento in cui si accinge a fare un bagno, che solleva l'abito e volge uno sguardo ammirato al suo perfetto lato B.
L' ammiccamento della figura induce l' osservatore a concentrare l'attenzione su questa particolare parte del corpo che diventa protagonista assoluta, punto focale e tema unico della raffigurazione stessa. La bellezza morbida delle forme e la rifinitura estremamente curata della pietra che riproduce in maniera così realistica la parte inferiore del corpo femminile ha reso leggendaria la Venere Callipigia ,apprezzata e indicata da molti come uno dei più erotici capolavori della storia dell'arte ellenica.
La Venere, si trova esposta nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.