di Susanna Benassi Intervista al Dr. Luca Maggi, Psichiatra e Psicoterapeuta
Quali sono i sintomi della depressione ( Disturbo Depressivo Maggiore)?
Abitualmente, quando pensiamo a una persona depressa la immaginiamo semplicemente molto triste, in realtà la sindrome depressiva è più ampia e coinvolge anche il sistema neurovegetativo (sonno, fame, sessualità, ritmicità quotidiana), il sistema motorio e la sfera cognitiva.
Cosa sappiamo oggi sulla depressione?
In questi anni si è parlato molto di depressione e questo ha avuto dei risvolti positivi sulla conoscenza del disturbo. La maggiore informazione, sia a livello scientifico che sui media, ha contribuito ad abbattere lo stigma della malattia. Infatti, le persone che soffrono di depressione hanno l'impressione di non essere adeguate, di non valere quanto gli altri e si sentono in colpa perché non riescono a padroneggiare i vari ruoli che sono chiamati a svolgere giornalmente. Questo provoca sentimenti d’inutilità, inadeguatezza, vergogna e colpa. Il corretto inquadramento della malattia depressiva permette di attribuire il “ruolo di malato”, cioè, di fare un intervento educativo per spiegare cos’è la patologia, sollevare temporaneamente il paziente da alcune responsabilità (ad es. il lavoro) e di creare un clima supportivo in ambito familiare.
Com’è cambiato nel tempo l'approccio a questa patologia?
Fino agli anni ’80, la scarsa consapevolezza in ambito sociale del disturbo depressivo portava i familiari ad avere atteggiamenti critici e giudicanti nei confronti del soggetto depresso. Sovente i i pazienti erano erroneamente spronati con frasi del tipo: "Reagisci, non hai nulla di cui preoccuparti!", "Impegnati a lavorare e vedrai che ti passa”, “Devi avere volontà, volere è potere". Frasi del genere producono invariabilmente un’accentuazione dei sentimenti di colpa e denotano una scarsa conoscenza dei sintomi della depressione. Talvolta mi è capitato di visitare familiari che, a loro volta, sono caduti in depressione e si rammaricavano dell’atteggiamento tenuto nei confronti del loro caro: “solo ora capisco cosa provava mia madre quando stava a letto tutto il giorno e io la sgridavo”.
A seguito delle nuove conoscenze acquisite, quali sono i sintomi "spia" che le persone comuni non sanno riconoscere ?
Ancora oggi quello che la maggior parte delle persone comuni ignora è che la malattia depressiva comporta una sorta di "paralisi della volontà"; infatti, la persona depressa ha la sensazione di essere paralizzata sia a livello emotivo che volitivo (volontà). In sostanza, sa benissimo cosa deve fare, sa che in condizioni normali riuscirebbe a svolgere rapidamente i compiti quotidiani ma in depressione tutto questo diviene estremamente difficoltoso. Si ha la percezione di un “blocco“ a livello emotivo e ideativo (del pensiero), nonché di un rallentamento del sistema motorio, con sensazione di pesantezza e affaticabilità, disturbi del sistema neurovegetativo quali, problemi digestivi, insonnia e disfunzioni sessuali. Inoltre, la tristezza che si prova nella depressione è differente rispetto alla reazione fisiologica di fronte ad un evento negativo.
Che differenza c'è tra la tristezza provata di fronte ad un evento negativo e quella "depressiva"?
Nella depressione l'umore è appiattito, incapace di reagire alle stimolazioni positive, c'è una sensazione di svuotamento, angoscia, disperazione, una sorta di insensibilità verso le cose che normalmente davano piacere (anedonia).
Quali sono i disturbi emotivi?In certi casi questa "anestesia emotiva" può essere talmente marcata da causare la cosiddetta "depersonalizzazione affettiva" (sensazione di mancanza dei propri sentimenti). In pratica un inaridimento emotivo, una totale assenza d'interesse verso gli affetti e le cose della vita che causa intensi sensi di colpa.
La patologia produce anche altri tipi di sintomi oltre a quelli citati?
Molto spesso ai sintomi emotivi si associano altri disturbi quali una sensazione di oppressione toracica, peso allo stomaco, inquietudine, alle volte così marcati da provocare una sensazione di disgusto per la vita. Sul piano motorio si ha un rallentamento della mimica, così come della gestualità e dell'eloquio. Nelle forme più gravi il soggetto depresso somiglia al parkinsoniano (movimenti lenti, tono della voce basso). È comunemente presente una sensazione di stanchezza e affaticabilità con una generale riduzione delle energie. Nelle forme depressive più severe, si può arrivare alla condizione di arresto psicomotorio: il paziente è mutacico (silenzio volontario)non reagisce alle stimolazioni ambientali, sta immobile a letto, e talvolta si verifica un blocco intestinale e vescicale.
Nel depresso, quindi, sono sempre presenti caratteristiche di " lentezza" e "blocco" sia mentale che motorio?
Non sempre, più raramente può presentarsi irrequietezza sul piano motorio che porta a camminare continuamente, a compiere gesti ripetitivi, a tormentarsi la pelle, etc… A livello cognitivo un sintomo che viene lamentato spesso è quello della" confusione mentale": la testa è “vuota”, il corso dei pensieri è lento e spesso ancorato a pochi temi depressivi. Il soggetto depresso non pensa, rimugina continuamente e non riesce a distogliere l'attenzione dai problemi che lo angustiano. Si hanno una mancanza di concentrazione, disturbi della memoria ed ha una visione negativa di sé, del mondo e del futuro (la cosiddetta triade di Beck): la persona pensa di essere incapace, fallita, tende ad auto-svalutarsi ed è continuamente preoccupata per il presente e per il futuro.
La depressione può assumere diversa "intensità", nei casi più gravi possono essere presenti altri disturbi?
Nei casi più gravi si possono avere "idee di riferimento" (ad es. la sensazione che gli altri parlino male di loro, che li deridano, li accusino) fino ad arrivare a deliri di indegnità, colpa e rovina (ad es. la convinzione assoluta, resistente alle critiche, di avere commesso dei fatti gravi, di essere rovinati economicamente, etc). Talvolta la preoccupazione per i sintomi somatici può arrivare a un livello tale da portare a "deliri ipocondriaci" ossia, alla convinzione di avere una qualche malattia. Possono anche essere presenti allucinazioni, generalmente di tipo uditivo. Solitamente i deliri e le allucinazioni scompaiono con la risoluzione dell'episodio depressivo.
Sappiamo, purtroppo, che la depressione può condurre al suicidio e spesso la cronaca ci racconta di vicende in cui persone che si sono tolte la vita, sembrano non aver dato alcun segnale premonitore… È proprio così o i familiari, per mancanza di conoscenza, non sono in grado di decodificare certi campanelli d' allarme?
I pensieri di morte e i propositi suicidari devono sempre essere indagati e mai sottovalutati. Infatti, la sensazione che la vita non valga la pena di essere vissuta, o il desiderio generico di non svegliarsi la mattina sono sintomi comuni e parte integrante della sintomatologia depressiva. I gesti suicidari sono più frequentemente preceduti da tentativi autolesivi o esternazioni in ambito familiare, meno frequentemente il tentativo di suicidio può essere del tutto inaspettato.
Quindi cosa e' oppurtuno fare in questi casi?
Non bisogna avere timore d’indagare eventuali pensieri di morte ed è opportuno farlo con domande dirette, evitando frasi del tipo: “mica starai pensando a cose brutte?”. In caso di pensieri suicidari strutturati può essere opportuno, oltre ad innalzare il livello di assistenza in ambito familiare, il ricovero ospedaliero.
Abbiamo già descritto molti dei sintomi che possono palesarsi nella persona depressa, ma i disturbi del sonno che ruolo giocano?
Per quanto riguarda le alterazioni del sistema neurovegetativo, l'insonnia è il sintomo lamentato più precocemente e disturba in maniera severa la vita della persona depressa che, talvolta, arriva a sviluppare una sorta di fobia del sonno. In genere ci si addormenta facilmente, per poi risvegliarsi sistematicamente nel mezzo della notte (insonnia centrale) oppure all'alba (insonnia terminale) riuscendo a riprendere il sonno con grande difficoltà. Il momento peggiore della giornata è proprio quello del risveglio precoce dove si concentrano l’angoscia e le rimuginazioni depressive. La qualità del sonno è pessima e si associa alla stanchezza pomeridiana. In altri casi si ha un’ipersonnia, cioè un aumentato bisogno di sonno, che può arrivare anche ad una vera e propria letargia.
Altri segnali che possono manifestarsi nel corso di un episodio depressivo?
Altro sintomo assai frequente è la mancanza di appetito (iporessia) che si associa a calo ponderale ma può anche essere presente iperfagia (aumento dell'appetito) con desiderio di dolci e aumento di peso. Frequenti sono anche i disturbi in ambito sessuale,quali calo del desiderio, anorgasmia nelle donne e impotenza negli uomini.
Che cos'è 'l'alternanza diurna'?
L'alternanza diurna è un sintomo caratteristico e importante da riconoscere: nella sua manifestazione classica la sintomatologia depressiva è più grave al mattino, si attenua nelle ore pomeridiane per migliorare poi verso sera. Più raramente si assiste ad un andamento inverso con peggioramento serale.
Che durata può avere un episodio depressivo?
Mediamente gli episodi depressivi hanno una durata spontanea di sei/ dodici mesi. La risoluzione dell'episodio è generalmente graduale, più raramente può essere rapida, addirittura da un giorno all'altro.
Di solito qual è la causa scatenante di un episodio depressivo? Chi ne è colpito, è destinato a ricadere nella depressione?
I primi episodi sono generalmente reattivi a vicissitudini della vita. Nel tempo c'è una sorta di sensibilizzazione agli episodi depressivi: più la depressione si ripete più tende a sganciarsi dalle situazioni ambientali e a recidivare. Il decorso della malattia è difficilmente prevedibile ma tipicamente ricorrente: si va da persone che hanno un unico episodio nella vita ad altre che ne soffrono regolarmente in primavera e in autunno.
Qual è il rischio di sviluppare un episodio depressivo?
L’insorgenza della depressione si colloca in età giovane-adulta ed i tassi di prevalenza sono doppi nelle donne rispetto agli uomini.Il rischio generale della popolazione di avere un episodio depressivo 'maggiore' nella vita è intorno al 15%. Dopo il primo episodio, il rischio di averne un secondo sale al 50%; dopo il secondo, il rischio di averne un terzo è del 70% e dopo il terzo, il rischio di averne altri si stabilizza al 90%. Questo ovviamente ha delle importanti ripercussioni sulle strategie di trattamento.
Note Biografiche
Il Dr. Luca Maggi è nato il 22/04/67 a Viareggio (LU), si è laureato in Medicina e Chirurgia presso Università di Pisa nel 1993, nel 1999 ha acquisito la Specializzazione in Psichiatria e nel 2005 il Dottorato di Ricerca in Neuropsicofarmacologia clinica presso la medesima Università.