di ALESSANDRA MORANDOTTI
I numeri sono da brivido: nei primi 10 mesi del 2013, nella sola provincia di Lucca hanno chiuso 268 imprese. I dati diffusi dall’Osservatorio Confesercenti confermano una tendenza, tutta italiana, di crisi che non sembra ancora attenuarsi.
“L’emorragia di imprese – commenta il responsabile provinciale di ConfesercentiEmanuele Pasquini – non si ferma, anche se si evidenzia qualche piccolo segnale di speranza. Il commercio è schiacciato dalla crisi dei consumi interni, segno distintivo di questa recessione italiana. A questo bisogna aggiungere una liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura delle attività commerciali che non ha eguali in Europa, e che favorisce solo la grande distribuzione”.Ad abbassare soprattutto le saracinesce sono stati i negozi di abbigliamento e calzature: fra aperture e chiusre il saldo, in negativo, è di 40. .
In crisi di entrate anche bar e ristoranti, vuoi, fanno notare dalla Confesercenti, per la crescita numerica dei pubblici esercizi e vuoi per la diminuzione dei consumi. La soluzione più indicata era e resta quella della detassazione: il carico impositivo sulle imprese, oggi, è iinfatti ncompatibile con lo stato della crisi economica.
. " Una piccola speranza – spiega Pasquini. – arriva da un rapido rinnovamento generazionale: il 40% delle nuove imprese di commercio e turismo è giovanile. E’ la dimostrazione della voglia di non arrendersi dei nostri ragazzi che, di fronte a un tasso di disoccupazione dei giovani che macina record su record, scelgono la via dell’auto-impiego. Adesso cerchiamo di tenerli sul mercato, in primo luogo evitando batoste fiscali, e chiedendo alle banche di dare fiducia al settore con un accesso al credito ormai impossibile per i piccoli”.