di SUSANNA BENASSI
L'uomo è per sua natura un animale sociale che ha bisogno di relazionarsi con gli altri, di creare e mantenere una rete di rapporti a più livelli (affettivo, amicale, lavorativo, etc…). La modalità con cui ognuno vive e gestisce le proprie relazioni dipende molto da quello che comunemente chiamiamo "carattere": tratti caratteristici dell’individuo definito da fattori sia innati che ambientali.
La capacità di mettersi in discussione nel confronto con gli altri, pur mantenendo salda la fiducia in se stessi, costituisce una qualità imprescindibile per assicurarsi una vita sociale soddisfacente. Nella Fobia Sociale le relazioni sono vissute con intensa ansia che deriva dal timore di essere giudicati negativamente. Il fobico sociale ha una rappresentazione negativa di se stesso, ad esempio può pensare di essere noioso, poco interessante, stupido, mediocre, goffo. In ogni caso, la credenza centrale che orienta il fobico sociale è la paura di essere svilito, umiliato, di uscire come difettato dall'incontro con gli altri.
Intervista di Susanna Benassi Rebechi al Dott. Gaspare Costa, Psicologo/Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale.
Cos'è la Fobia Sociale?
È un disturbo d’ansia caratterizzato da difficoltà interpersonali a cui si accompagnano inibizione, vergogna, senso di inadeguatezza, bassa autostima, sentimenti depressivi, evitamenti generalizzati e altri disagi che si ripercuotono negativamente sulla qualità della vita dell’individuo.
Quali sono le cause della Fobia Sociale?
Secondo le ultime ricerche è determinata dall’interazione di fattori temperamentali, ambientali (famiglia, cultura) ed esperienze individuali ( esperienze continuate o particolarmente gravi di umiliazione, svalutazioni, derisione, scherno etc.).
Come "vive" il fobico sociale?
Vive nel timore angoscioso di poter essere criticato, messo a nudo rispetto alle proprie mancanze che inevitabilmente innescano la vergogna. La vergogna è l’emozione prevalente nella fobia sociale, la sua presenza indica la compromissione dell’immagine sociale o dell’auto-immagine desiderata. In altre parole, l’intensità della vergogna segnala la distanza tra come si vorrebbe apparire ( Sé ideale) nella relazione con gli altri e come effettivamente ci si percepisce ( Sé reale difettato).
C'è una qualche relazione tra vergogna e timidezza nella fobia sociale?
La fobia sociale è una condizione diversa rispetto alla semplice timidezza con cui spesso viene confusa. La timidezza, così come l’introversione, può rappresentare un tratto caratteriale che non pregiudica significativamente la qualità dei rapporti interpersonali, cosa che invece avviene nella fobia sociale dove la vergogna si accompagna alla classico desiderio di volere sparire, di sottrarsi al giudizio negativo degli altri. Inoltre, la Fobia Sociale si distingue per la cosiddetta “meta vergogna”, ovvero la vergogna di provare vergogna.
Il fobico sociale in che modo gestisce questo suo stato?
La vita del fobico sociale è incentrata sulla rinuncia e sui vissuti negativi ( depressione, solitudine, frustrazione, auto svalutazione etc.) che da essa derivano. L’evitamento di luoghi e situazioni sociali, cosi come l’evitamento esperienziale, ovvero il tentativo di sottrarsi a stati emotivi dolorosi, rappresenta la strategia più comune. Questi tentativi, ovviamente, non fanno altro che cronicizzare il problema e acuire i vissuti depressivi.
Evitare, in questo caso vuol dire -scappare-, non affrontare il problema. Che tipo di effetti negativi produce?
L’evitamento ha diversi effetti collaterali che contribuiscono a cronicizzare il disturbo. In primo luogo, impedisce di smentire l’ipotesi catastrofica ( fare una figuraccia, essere criticati) e in secondo luogo rende la vita del fobico sociale estremamente povera e frustrante. L’isolamento e la frustrazione spesso si accompagnano a depressione che aggrava ancor di più la fobia sociale. I sintomi depressivi ( apatia, demotivazione, scarsa energia, tristezza, anedonia etc.) rappresentano un ulteriore zavorra che contribuisce a cronicizzare il problema.
Quali altri mezzi usa per difendersi?
Spesso, per sottrarsi a questa condizione di estremo disagio il fobico sociale utilizza sostanze “disinibenti”, come alcol o droga, finalizzati a lenire l’ansia e a vincere la paura dell’altro.
Che vita di relazione ha?
La persona con ansia sociale spesso ha pochi amici, scarsi rapporti intimi, manifesta difficoltà a trovare un partner, presenta maggiori “fallimenti scolastici o lavorativi, generalmente si accontenta di lavori modesti e/o anonimi che garantiscono l’assenza di conflitti interpersonali o di qualsiasi onere di comando. L’ansia e la vergogna, come già detto, sono le emozione più diffuse: il fobico sociale al solo pensiero di doversi trovare in situazioni critiche come un colloquio di lavoro, un esame, una interrogazione o, semplicemente, di doversi relazionare con persone sconosciute viene preso dall'agitazione ("ansia anticipatoria").
Quali sono i suoi peggiori timori e che conseguenze provocano?
Di solito il fobico sociale teme il giudizio negativo dell’altro, pensa di poter essere giudicato come inadeguato, goffo, mancante di qualità e, quindi, di attrattive sociali. Può temere di arrossire, sudare, balbettare, tremare e paradossalmente i tentativi di prevenire e controllare queste minacce rendono più probabile una sorta di profezia che si auto avvera.
Può spiegarci meglio?
In situazione di minaccia tende a indirizzare l’attenzione verso i propri stati interni con la finalità di monitorare le propria reazioni ( tremore, rossore, agitazione etc.). Questa continua scannerizzazione delle sensazioni interne, finalizzata ad anticipare possibili minacce, acuisce i sintomi temuti rendendone più probabile la manifestazione. Inoltre, l’assorbimento sui propri stati interni “danneggia” la relazione con l’altro, alimentando un circolo vizioso.La percezione della propria inadeguatezza causa alcuni effetti come “l’attenzione selettiva” verso i segnali prodotti dagli altri ( sguardi, occhiate, sorrisi, gesti, parole etc. ) che vengono “personalizzati” e letti come conferma circa la sua inadeguatezza.
Una curiosità… Perché arrossiamo?
Il rossore del volto sembra avere una funzione evolutiva importante consistente nel segnalare all’altro la propria difficoltà, un invito a non inveire, una specie di resa incondizionata. Anche l’evitamento dello sguardo dall’interlocutore può rappresentare un segnale di difficoltà che certamente non aiuta a creare buone relazioni sociali.
Che tipo di cura si prescrive a un fobico sociale?
La cura della fobia sociale necessita, per una maggiore efficacia, di una presa in carico tempestiva del soggetto specie se si tratta di bambini o adolescenti che presentano una timidezza tale da determinare una forte chiusura o un isolamento generalizzato. Spesso i sintomi della fobia sociale in età evolutiva non vengono segnalati con la necessaria urgenza dall’ambiente familiare e/o scolastico, contrariamente a quanto avviene per le sindromi da iperattività. La psicoterapia cognitivo comportamentale da sola o combinata con l’approccio farmacologico,, ( terapia combinata), rappresenta il trattamento di elezione per i disturbi d’ansia e quindi anche per la fobia sociale.
Perché la terapia cognitivo comportamentale è la più indicata?
La terapia cognitivo comportamentale agisce su più fronti intervenendo sia sulla falsa rappresentazione che la persona ha di se stessa ( noiosa, poco amabile, inadeguata, etc.) che sull’accettazione del rischio rispetto agli scenari temuti ( critica aspra, disprezzo, figuraccia etc.) che quasi sempre appaiono più drammatici e insopportabili di quanto non siano in realtà. In più, la psicoterapia cognitivo comportamentale può avvalersi, specie in chiave di accettazione e riduzione dell’evitamento esperienziale (ansia, vergogna, pensieri e credenze disfunzionali etc.), di strategie di terza generazione come l’ACT e la Mindfulness le cui prove di efficacia sono sempre più suffragate dalla ricerca scientifica.
Una curiosità… Fantozzi, (personaggio ideato da Paolo Villaggio), è un fobico sociale?
Fantozzi rappresenta l’immagine caricaturale di quello che il fobico sociale vuole evitare a tutti costi: l’umiliazione, lo svilimento da parte degli altri, l’essere visto come goffo, difettato, sfigato, e quindi emarginato dal gruppo.