Umberto Pizzi, fotografo è uno dei più accurati narratori del tempo presente. Racconta quello che di solito non si vede, la faccia del potere, anzi le facce del potere, quelle che compaiono tra i cristalli delle feste romane, tra i velluti e i bignè dei salotti, dietro il sipario delle scorte, lungo i labirinti della intramontabile dolce vita romana che è poi terribilmente amara. Ha cominciato i suoi racconti per immagini sui marciapiedi degli Anni '50 e '60, quando a Roma navigavano regnanti di altri mondi, Onassis, Rockfeller, Agnelli, Ava Gardner. Per oltre 10 anni ha lavorato per l'immenso catalogo di Dagospia. Ha scattato un milione e mezzo di fotografie ha inseguito la cronaca, qualche volta la storia, e quasi sempre ha trovato la farsa.”
Con queste parole nel 2009 Umberto Pizzi ha ricevuto il Premio Satira Politica. E oggi, dopo cinque anni, il Museo della Satira di Forte dei Marmi gli dedica una mostra di cento foto dal titolo “Facce d’Italia”, dove ritratti sono non più i protagonisti del jet set di un tempo perduto ma della più recente e inquietante storia politica dell’ultimo ventennio.
E’ sempre difficile fare una selezione quando si hanno migliaia di fotografie a disposizione. Nelle foto esposte a colori e di grande formato le facce esprimono una comicità involontaria (e minacciosa) che col tempo si rivela anticipatrice di più spiacevoli verità. Nella scelta si è privilegiato non solo il soggetto ma anche la qualità fotografica. L’inquadratura e il lampo. Laddove i volti e la luce ricreano la perfetta armonia di un quadro classico, ritratti singoli o di gruppo in un interno, cortigiani, nani e buffoni di corte come in una tela barocca. (Micol Veller Fornasa)
Umberto Pizzi,fotoreporter e fotocronista, è sicuramente il re dei paparazzi italiani e sa cogliere con chirurgica lucidità la follia della peggiore società contemporanea. Abile e spietato nel cogliere la volgare bruttezza della vanità dei vip, Pizzi ci presenta con le sue fotografie quella che è la desolata radiografia di una società in crisi. Politici, giornalisti, artisti, prelati, signore della Roma papalina, attrici, sgomitano per entrare nell’inquadratura, si mettono in mostra per dimostrare di “esistere”, si fanno fotografare mentre si abbuffano o ballano sguaiatamente, mentre si baciano o dormono.
Nelle fotografie in mostra al Museo della Satira di Forte dei Marmi, vediamo sfilare i protagonisti di ieri, da Andreotti, Cossiga, Craxi, De Michelis, Pomicino, Assunta Almirante a quelli più recenti, da Berlusconi a Letta, Fini, Santanché, Bossi e tutta l’allegra compagnia di festaioli che li circonda, una carrellata di nuovi mostri all’italiana, politici, soubrette, vecchie e nuove glorie del cinema e della tv. Pizzi raggela l’attimo che ci svela la volgare bruttezza della vanità dei nuovi vip e questi posano per lui, mettono in scena piccoli e grandi tableau vivant a suo uso e consumo, tutti pazzi per l’obiettivo e per l’occhio feroce che lo governa.
Come ben sottolinea Filippo Ceccarelli, nell’intervento in catalogo: “La presente rassegna di “facce d'Italia” trasmette piuttosto evidente la sensazione che in questi cinquant'anni il potere non solo ha smarrito i chiaroscuri, ma proprio nell'acquistare colore e bollore si è anche intensamente e inesorabilmente imbuffonito”.
Pasquale Chessa, nella presentazione in catalogo, ci ricorda che: “Il fotografo è un ladro di anime e fra i grandi “ladri di anime” Umberto Pizzi da Zagarolo è il più matricolato”, e ancora: “Le foto di Pizzi vanno lette come un trattato di fisiognomica contemporanea, una riscrittura del “Lavater portatile” massimo testo settecentesco, cioè un moderno “Compendio dell’arte di conoscere gli uomini dai tratti del volto”.