L’ICTUS, PREVENIRLO E SAPERLO RICONOSCERE

di SUSANNA BENASSI  Ictus è un termine latino che significa “colpo” . La definizione più attinente seppure ormai obsoleta, e' " accidente cerebrovascolare", ma viene indicato anche con altri termini che lo hanno identificato nel corso della storia della medicina. A seconda della lingua prevalente nelle varie epoche,  e' stato definito come, "attacco  apoplettico" (dal greco apòplexis) , o  come abbiamo già  detto "ictus" ( in latino) e infine "stroke" (termine inglese). Indica una sindrome caratterizzata dall'esordio improvviso di un deficit neurologico focale ( ossia che interessa una specifica funzione cerebrale)  di durata superiore alle 24 ore.L’ictus cerebrale rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza ,nei paesi industrializzati, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie.

Ne parliamo con la Dr.ssa Chiara Logi, Neurologo e dirigente medico presso L’U.O. di Neurologia dell’ospedale Versilia ".

Che cos'è l'ictus in poche e semplici parole?
E' una sindrome caratterizzata principalmente dall'esordio improvviso di un sintomo neurologico focale con durata superiore alle 24ore, dovuto nella maggior parte dei casi ad ischemia ed in una minoranza ad emorragia cerebrale.

Quindi l'ictus può essere di due tipi, ischemico, o emorragico, giusto? Quali sono le differenze?
L’ictus ischemico rappresenta l' 80% circa  dei casi e si verifica quando un trombo od un embolo occludono un'arteria cerebrale ed impediscono l'apporto ematico adeguato ai neuroni che, in un tempo variabile da qualche minuto a 4-6 ore,  vanno incontro alla morte. L’occlusione di un’arteria cerebrale è dovuta nella maggior parte dei casi alla chiusura spontanea di un vaso arteriosclerotico oppure a coaguli (trombi) che si formano nel cuore o sulle pareti vascolari arteriosclerotiche e che si distaccano bloccando l'apertura del vaso (tromboembolia).

Quindi diciamo che nell'ictus cosiddetto ischemico, l' afflusso di sangue al cervello e' impedito da un'ostruzione ed  i neuroni, non più irrorati, quindi non "nutriti”, muoiono. In quello emorragico invece, cosa accade?
L'ictus emorragico ha un'incidenza più bassa, circa il 20%, ed è imputabile alla rottura di un vaso ed alla conseguente fuoriuscita di sangue  nel tessuto cerebrale. L'emorragia può essere in sede "tipica", "atipica", o "subaracnoidea".L’emorragia “tipica” è situata nel territorio profondo del tessuto cerebrale a livello dei nuclei della base ed è stretta conseguenza dell’ipertensione arteriosa . L' emorragia “atipica” ,è più superficiale, interessa i lobi  cerebrali ed è generalmente causate dalla rottura di una malformazione vascolare preesistente (aneurismi, malformazioni arterovenose, angiomi venosi). L’emorragia subaracnoidea, invece, corrisponde a un versamento di sangue negli spazi tra le meningi e può essere dovuta anch'essa alla rottura di una malformazione arterovenosa, o ad un aneurisma, oppure conseguenza di un trauma cranico.

Il danno al cervello, in caso di ictus emorragico, da cosa e' causato? Per usare una metafora, possiamo dire che in questo caso, i neuroni sommersi da troppo sangue, "annegano" e quindi muoiono?
Si, possiamo anche dire che in questo caso il troppo  ed improvviso afflusso di sangue che arriva per vie non "canoniche", ovvero quelle dei vasi, diventa tossico per la cellula stessa e ne provoca la morte.

Che cos'è' invece l'attacco ischemico transitorio?
L' Attacco Ischemico Transitorio (TIA), si differenzia dall’ictus ischemico per la minore durata dei sintomi (inferiore alle 24 ore, anche se nella maggior parte dei casi dura dai 5 ai 30 minuti)  e per la reversibilità del danno neurologico. In questo caso il trombo che ha occluso il vaso si scioglie spontaneamente in breve tempo e può ripristinarsi la normale circolazione cerebrale in modo tale  che la cellula non muoia.  Il TIA tuttavia, rappresenta un “campanello d'allarme” per il rischio di un successivo sviluppo di un ictus.

E' possibile che qualcuno possa avere avuto un attacco ischemico transitorio senza essersene reso conto?
E' possibile che qualcuno abbia presentato un TIA senza essersene reso conto perché magari ha  male interpretato i sintomi e quindi non ha pensato che potesse trattarsi di un disturbo neurologico. E' quindi buona regola di fronte ad uno dei  disturbi  citati, ricorrere ad un consulto medico.

Perché il TIA rappresenta  un campanello di allarme?
Perché, intanto chi ha avuto un TIA ha un maggiore rischio di sviluppare un vero e proprio ictus in tempi brevi. Inoltre, ci da il segnale che  quella persona può essere portatrice di patologie cardiovascolari che predispongono all'ictus.

Quali sono i fattori di rischio, per queste malattie cerebrovascolari?
Molteplici sono i fattori che aumentano il rischio di ictus, alcuni di questi  non possono essere modificati (ad esempio l’età, il sesso e la predisposizione familiare), altri  sono modificabili con misure  farmacologiche e stili di vita adeguati; è fondamentale il  riconoscimento ed il controllo di quest'ultimi poichè costituiscono la base essenziale  per la prevenzione  primaria e secondaria dell’ictus:

•.ipertensione arteriosa;
•.alcune cardiopatie (fibrillazione atriale, forame ovale pervio);
•.diabete mellito;
•.iperomocisteinemia;
•.ipertrofia ventricolare sinistra;
•.stenosi carotidea;
•.fumo di sigaretta;
•.eccessivo consumo di alcol;
•.ridotta attività fisica.

Quali sono i sintomi che devono far allertare e quindi prendere immediati provvedimenti?
I sintomi variano a seconda del territorio vascolare colpito: il sistema vascolare cerebrale è diviso in due territori, anteriore e posteriore, collegati tra loro tramite il circolo di Willis. Il territorio anteriore, o carotideo, irrorato dalle arterie carotidee, comprende la parte anteriore dei due emisferi cerebrali; il territorio posteriore o vertebrobasilare, irrorato dalle arterie vertebrali e dall’arteria basilare, comprende il tronco cerebrale, il cervelletto e la parte posteriore degli emisferi).Quando è coinvolto il distretto anteriore/carotideo si puo' avere: perdita di forza parziale (emiparesi) o completa (emiplegia) di un lato del corpo, disturbi sensitivi (diminuzione o perdita completa della sensibilità, formicolii), disturbi della vista (perdita della visione di un emicampo visivo), disturbi del linguaggio (difficoltà nell’articolazione delle parole, linguaggio limitato a qualche parola semplice, mutismo, difficoltà di comprensione), disturbi cognitivi (il paziente non si rende conto dei suoi disturbi o non riconosce come suo l’emicorpo colpito, allucinazioni visive e uditive; disturbi di memoria).Quando è coinvolto il distretto posteriore/vertebrobasilare si può presentare: difficoltà nell’articolazione delle parole, vertigini, disturbi dell’equilibrio e della marcia, disturbi della coordinazione, disturbi della vista, disturbi di coscienza, dalla sonnolenza al coma profondo.

Per sintetizzare, quando ci si deve spaventare e ricorrere al medico?

Quando  in pieno benessere compare uno dei suddetti sintomi ( tra questi i più frequenti sono: formicolio o perdita di forza di un arto, difficoltà nel parlare, bocca "storta", etc…) e si manifesta in maniera eclatante ed improvvisa.

Quanto e' importante un intervento tempestivo?
L'ictus è una vera e propria emergenza medica, riconoscerne  i segnali è fondamentale per intervenire il più velocemente possibile. Raggiungendo l’ospedale in tempi brevi infatti, il paziente potrà essere valutato dai medici, eseguire una TC del cranio in urgenza ed iniziare in breve tempo il trattamento più adeguato, medico, o chirurgico che sia. Nell'ictus il concetto fondamentale è “time is brain”, ovvero: ogni momento perso, è un  neurone perso, ossia un pezzetto del nostro cervello che muore. Quindi,  più rapido sarà il soccorso, più probabile sarà evitare conseguenze drammatiche per la persona colpita.

Nel caso in cui una persona avverta uno di questi sintomi, nelle modalità che ci ha descritto, cosa deve fare?
Chiamare subito i soccorsi e nell' attesa assumere una posizione supina e cercare di mantenere il più possibile la calma.

Quali sono le terapie che vengono utilizzate in caso di ictus?
Le terapie acute dell'ictus hanno visto progressi significativi durante gli ultimi anni. Nel caso di un’ictus ischemico insorto da non più di 4,5 ore e che non presenti controindicazioni potrà essere eseguita la trombolisi, ossia un trattamento farmacologico praticato con lo scopo di “sciogliere” il trombo che ha ostruito il vaso cerebrale. Altrimenti verrà instaurata una terapia antiaggregante che mira a rendere il sangue “più fluido” e che dovrà poi essere mantenuta per tutta la vita.  Nel caso dell'ictus emorragico, invece, si richiede il parere del neurochirurgo per valutare la necessità di un  intervento evacuativo dell' emorragia. In entrambi i casi, un adeguato trattamento riabilitativo iniziato precocemente,  dapprima in ambiente ospedaliero e successivamente continuato a domicilio dopo la dimissione, consentirà di limitare la disabilità conseguente all’ictus.

Cosa possiamo fare per prevenirlo?
Mantere uno stile di vita sano e quindi tenere sotto controllo il peso corporeo e fare attività fisica aerobica regolare, smettere di fumare, assumere pochi alcolici. Tenere il più possibile sotto controllo patologie come pressione arteriosa e diabete. E superata la soglia dei sessantacinque anni, fare controlli medici più frequenti.

Ci sono dei cibi o delle bevande che possono aiutare a prevenire l'insorgere di ictus?
Certo, tra i cibi possiamo citare i legumi  per il loro alto contenuto di acido folico. Gli spinaci perché ricchi potassio. Il cioccolato in quanto ricco di flavonoidi ( sostante in grado di proteggere l' organismo dalle malattie cardiovascolari; i pomodori che contengono licopene ( in uno studio e' stato visto che ad una sua alta concentrazione nell' organismo si associava ad una minore possibilità di sviluppare ictus) e gli agrumi, per il loro potere antiossidante. Tra le bevande invece, 1, o 2 tazzine di caffè  al giorno e l' assunzione regolare di te verde riducono il rischio in percentuale considerevole.

E' vero che il clima e la temperatura  aumentano il rischio di ictus?
Diverse ricerche hanno mostrato che un clima sfavorevole, in particolare gli sbalzi di temperatura incrementano i ricoveri per ictus. Questa stagionalità delle malattie cerebrovascolari, può essere spiegata con una maggiore variabilità della pressione arteriosa che in seguito a vasocostrizione periferica  causata dal freddo tende ad aumentare e quindi a predisporre ad ictus.

Può darci qualche dato sull'incidenza che ha questa patologia?
Stime per l’anno 2005 hanno attribuito all’ictus cerebrale 6 milioni di morti nel mondo; entro l’anno 2020 la mortalità per ictus sarà duplicata a causa dell’aumento dei soggetti anziani e della persistenza dell’abitudine al fumo di sigaretta. L’ictus rappresenta anche la prima causa di disabilità nell’anziano con un rilevante impatto individuale, familiare e sociosanitario.Il tasso di prevalenza di ictus nella popolazione anziana (età 65-84 anni) italiana è del 6,5%,più alto negli uomini (7,4%) rispetto alle donne (5,9%) e causa il 10-12% di tutti i decessi per anno.

Perché  questa differenza uomo- donna?

Nelle donne in età fertile gli estrogeni giocano un ruolo protettivo per il rischio cardiovascolare e quindi si verifica una minore incidenza di queste malattie anche in età più avanzata .


Note biografiche
La Dr. ssa Chiara Logi e' nata il 11.06.1978 a Cecina (LI), si è laureata in Medicina e Chirurgia presso Università di Pisa nel 2003 con una tesi di laurea risultata vincitrice del premio “L. BERGAMINI” per la migliore tesi di laurea riguardante la malattia di Parkinson e le malattie extrapiramidali. Nel 2008 ha acquisito la specializzazione in Neurologia presso la medesima Università. Nel periodo successivo alla specializzazione ha collaborato con il Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Pisa ed è risultata vincitrice di una Borsa di Studio bandita dall’Associazione Toscana per la Ricerca Neurologica dal titolo “Valutazione clinica, elettroencefalografica e neuropsicologica della Demenza nella Malattia di Alzheimer e nella Malattia di Parkinson”. E’ co-autrice di 25 pubblicazioni scientifiche indexate su medline. Nel corso degli anni ha partecipato a vari protocolli con farmaci sperimentali per il trattamento

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