Stop all’inganno del falso Made in Italy per il latte, formaggi, mozzarelle, yogurt ed altri derivati. Buone notizie per le famiglie della Provincia di Lucca che potranno finalmente conoscere l’origine del latte a lunga conservazione contenuta nelle confezioni ma anche per gli altri derivati utilizzati come “ingrediente”. L’etichetta dovrà infatti indicare il paese di origine – Italia o in paesi Ue – lo stesso dovrà essere indicato per la trasformazione ed il condizionamento. L’entrata in vigore dell’etichetta a partire da mercoledì 19 aprile (tutti dovranno adeguarsi entro 180 giorni) è una risposta soprattutto per le aziende di allevamento in forte crisi che pagano la concorrenza sleale di latte, cagliate e derivati dall’estero e un ribasso costante del prezzo del latte pagato alla stalla. “Con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, senza che questo sia stato fino ad ora riportato in etichetta – spiega Cristiano Genovali, Presidente Coldiretti Lucca – l’indicazione di origine anche per il latte, dopo la carne di pollo e derivati, carne bovina, miele, passata di pomodoro, pesce, olio extravergine, pasta e riso rappresenta un ulteriore strumento di difesa per il consumatore e per il comparto della zootecnia che potranno avere il giusto riconoscimento e la certezza di un giusto prezzo”. In dieci anni a causa di questi fattori hanno chiuso quasi 200 stalle. Quelli sopravvissuti, una quarantina, resistono grazie alla produzione propria di formaggi di altissima qualità, legati ai territori, che raggiungono il consumatore attraverso la vendita diretta ed i mercati di Campagna Amica ed attraverso il conferimento alla centrale del latte San Ginese. “E’ un risultato che arriva a seguito delle numerose battaglie portate avanti da Coldiretti – spiega Maurizio Fantini, Direttore Coldiretti Lucca – che da tempo denuncia una crisi senza precedenti che ha provocando la strage delle nostre stalle ma anche la concorrenza sleale ed i danni all’immagine dei formaggi tipicamente toscani. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni – conclude Fantini – in pericolo c’è un patrimonio culturale, ambientale ed economico del Paese che con questo provvedimento vorremmo tutelare nell'interesse dell'intera società ”.