SAN BIAGIO: UNA FIERA IMBRUTTITA CHE HA DIMENTICATO LE PROPRIE TRADIZIONI

di ALICE MEI

Una fiera, quella di San Biagio di Pietrasanta – in agenda il 3 e il 4 febbraio –  che diventa ogni anno se possibile, sempre più brutta anche se partecipata,  sempre, da alcune migliaia di persone. . E non solo perchè rispetto ad un passato, datato, le bancarelle sono diminuite – oggi sono circa 200 -, ma per la qualità delle proposte: per  utensili, pigiami e folletti, giusto per fare qualche esempio con tutto il rispetto per gli espositori, basta e avanza il mercato del giovedì. La mancanza di bancarelle e di iniziative nella zona di Porta a Lucca e lungo via Garibaldi, lo spostamento delle proposte – ma perchè? – in via Oberdan,la cancellazione degli artisti del ferro battuto, del vimini e degli artigiani in genere,  confermano un quadro confusionario, di scarso appeal, bocciato da visitatori e da pietrasantini. Non basta la rassegna agro-zootecnica in piazza Matteotti a risollevare lo share di un appuntamento che appartiene ad una cultura, oramai, dimenticata da chi dovrebbe invece valorizzarla. Per altro, nel 2020,  ci chiediamo se sia ancora apprezzabile proporre animali in contesti forse non proprio ideali come può essere una piazza pubblica. 

Un consiglio agli organizzatori, che siano politici o uffici: tralasciando Forte dei Marmi e la sua fiera, li invitiamo a fare un salto ad un'altra fiera, quella di Camaiore: nel caso sarà l'occasione giusta per prendere qualche spunto per migliorare quella che oggi è una fiera impoverita dove l'unica condivisione, premessi saluti ed incontri con persone che non vedi da tempo, sono le mangiate sotto il cielo  incupito della Piccola Atene.

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