Aldo fa il poliziotto in un comune del milanese. Ci conosciamo sin da bambini: siamo amici. Non i migliori amici di questo mondo, ma ci stimiamo. Un pomeriggio afoso di qualche estate fa Aldo, durante un servizio, scorge dall’auto un cane legato ad un palo rasente la strada. Scende e si dirige verso l’animale: lo vede boccheggiare, è docile, ma impaurito. È un meticcio di media taglia, dal pelo lucido, bello e ben tenuto. Un po’ su con l’eta’.
Qualcuno lo ha evidentemente abbandonato. Con l’aiuto del collega lo libera, lo disseta, gli bagna il pelo per rinfrescarlo e poi lo porta nel centro veterinario zonale. Una breve verifica: il cane non ha microchip, non ha un collarino di riferimento. “ Dobbiamo dargli un nome” dice un addetto a Aldo sussurra, chissà perché, Simba. E Simba sarà. Ora, penserete voi, questa storia di straordinaria disumanità – il cane legato a un palo e abbandonato su strada in un pomeriggio afoso d’estate – avrà il suo lieto epilogo.
E invece non sarà così: Aldo non ha alcuna intenzione di adottare Simba, anche se il cane si accosta al suo salvatore, lo annusa e ne attira l’attenzione. Aldo completa gli ultimi documenti e senza voltarsi esce dal centro. Simba finirà così in un canile.
Il mio amico non ama particolarmente gli animali, abita in pochi metri quadrati e tiene alla sua libertà una volta fuori dal lavoro. Fine della storia. Anzi no: passano due anni, Aldo deve fare una verifica sullo stato di un canile dopo un esposto a firma di un’associazione. Scruta, legge le carte, fotografa poi il suo sguardo va a posarsi all’interno di una gabbia: riconosce Simba. È’ invecchiato, il muso smunto, il pelo non più lucido. Sta in un angolo, ma quando vede Aldo l’animale si alza e si avvicina a quella persona che due anni prima l’aveva salvato. Lo annusa e, a suo modo, ancora una volta lo ringrazia.
“ Ma in due anni nessuno ha adottato questo cane? “ chiede Aldo a una volontaria.
“ È’ vecchio, Simba è vecchio. E nessuno o quasi adotta cani anziani. Ma le posso dire una cosa: è la prima volta, dopo tanto tempo, che ho visto Simba lasciare spontaneamente il suo angolo nella gabbia per andare incontro a qualcuno. Lo conosce bene?”. Aldo farfuglia qualcosa, lascia il suo numero alla ragazza per gli adempimenti dell’indagine, smette di farsi annusare dal cane, non da’ seguito al suo moto di affetto e se ne va. Senza voltarsi ancora una volta. Ve lo avevo detto: Aldo non ama particolarmente gli animali. E poi, da qualche tempo, sta con Martina che a sua volta ha un gatto che Aldo ignora con disinvoltura. Però la sera, a cena, Aldo parla a Martina di Simba: lei taglia corto, dicendogli che è normale non adottare un cane anziano. E la discussione finisce lì. Poi, al mattino, sul suo telefonino, Aldo trova un breve video inoltrato dalla volontaria del canile: c’è’ lui è c’è soprattutto Simba che si struscia rasente le sbarre della gabbia alla sua persona. E poi ci sono altre immagini di Simba recluso nel suo angolo indifferente ad ogni richiamo, ad ogni parola altrui.
Quel video si insinua rumoroso nella mente di Aldo: prova ad ignorare l’immagine di Simba accovacciato nella sua prigione. Prova, ma non ci riesce. Allora decide di fare un salto al canile per provare a capire. Per capirsi. E una volta lì si ferma davanti alla gabbia di Simba che appena lo vede si alza con fatica dal suo angolo e gli va incontro, per ringraziarlo della visita, della sua presenza. Aldo non se le sente di adottare Simba, ma ogni giorno continua a recarsi dal suo amico, parla con lui, si affeziona, contribuisce alle cure. Lo porta anche a fare brevi passeggiate. Non dice niente a Martina, non capirebbe. Forse perché anche lui non comprende il suo comportamento: in verità il suo comportamento precedente, il fatto di avere ignorato per anni Simba.
Un mattino, prima di entrare in servizio, Aldo si reca al canile; ha fra le mani un nuovo collare per Simba, ma la gabbia è’ vuota.
“ Lo hanno portato dal veterinario: sta male” gli dice un addetto.
Aldo si precipita dal veterinario; trova Simba legato a un albero, nel cortile esterno. L’animale è spaventato, è solo, ma quando vede il suo amico umano si alza, lo lecca, cerca le sue carezze.
“ Questo cane non ha niente; è’ solo vecchio. E stanco. E forse vuole lasciarsi morire perché non vuole più stare in quella gabbia “ spiega il veterinario.
La sera Aldo torna ad accennare di Simba a Martina e per la prima volta parla di adozione. Martina alza la voce, dice che non hanno spazio, che c’è’ già un gatto e che un cane vecchio porta solo problemi e sofferenza. Aldo ascolta. E ascolta ancora. Discute animatamente con Martina e capisce che non c’è possibilità. Il mattino dopo prepara la sua roba, la mette in due valigie. E finisce la sua storia con Martina: non per Simba. Anche per Simba.
Torna nei suoi pochi metri quadrati di casa, prepara lo spazio che serve e si dirige verso il canile: Simba è’ nella sua gabbia. Gli va incontro; malfermo sulle gambe, stanco, ma gli va incontro. E per la prima volta, da quel primo pomeriggio di estate, Aldo abbraccia Simba.
Usciranno poche ore dopo insieme dal canile: Simba annusa il mondo. Osserva stupito l’intorno e poi guarda felice l’amico. Ha capito che non tornerà più nella gabbia. Ha capito che il suo scorcio di vita sarà diverso. E meraviglioso.
È trascorso un anno da quel giorno: Simba è un cane vecchio e forse ancora più stanco: nessuno sa quanti anni abbia. Forse 15, forse di più. Ma nonostante la stanchezza e l’età non c’è’ giorno che non esca per una passeggiata, per un salto al parco, per giocare con gli altri cani, per mangiare le sue pietanze preferite, per farsi accarezzare dai bambini del palazzo dove abita il suo unico e grande amico: Aldo. E non c’è’ giorno che non si accosti ad Aldo, sussurrandogli con i gesti il suo bene e lasciandosi abbracciare.
“ Non so quanto tempo resti a noi 2 – mi ha detto qualche giorno fa Aldo -. Non so e non voglio saperlo: so però che ho sottratto a Simba 2 anni e più di vita. E so ancora che non me lo perdonerò. Ma so che Simba mi ha reso una persona diversa. Forse migliore. È il suo dono. Sarà il suo dono per sempre. E non potrò mai ripagarlo abbastanza. E non importa se un cane sia vecchio o meno, quello che conta è il presente. È l’oggi, quello che puoi dargli e quello che ti da’ lui.
Il bene infinito di un cane non ha età. E adottarli quando sono anziani dovrebbe essere qualcosa di spontaneo, di necessario. Perché, alla fine, non sei tu quello che li accoglie, ma sono loro a farti sentire unico , come nessun altro a questo mondo”.
lucabasile