Pietrasanta, via Stagi: un ciclista, in coda al gruppo, pedala che e’ una meraviglia lungo una strada dove è vietato farlo. Ma tant’è così va il mondo. Inavvertitamente urta una signora, ne nasce un battibecco. Il ciclista ha torto, potrebbe chiedere scusa, ma non lo fa. Potrebbe allontanarsi, ma non lo fa. Si ferma, ribatte, increspando la voce, di fronte ai lamenti della donna. Non contento, platealmente, la manda a quel paese. La sostanza del suo pensiero declamato gridando e’, “ scansatevi quando passiamo noi”. Il gruppo di ciclisti lo attende qualche metro più avanti: qualcuno ride. Altri restano in silenzio. Poi sopraggiunge un uomo: canottiera, bermuda freschi di vernice bianca, zoccoli, sguardo truce e 13 parole in calce. Più insulto. “ La bici te la butto giù dalla Rocca: ‘va’ ‘ via che è meglio”. Segue appunto insulto in salsa versiliese. Il ciclista accenna il nulla, capisce che replicare, questa volta, sarebbe un azzardo. Si guarda intorno: vede sorrisi ostentati sui volti di chi fa da cornice. insomma è stato ridicolizzato. Allora evapora. Lentamente. Poi svanisce. Dietro l’epilogo di via Stagi. Fine della storia. Anzi no. Restano scie di imbarazzo, di arroganza resettata, di parole lapidarie per ristabilire un minimo di decenza e rispetto. Delle regole? No, del buonsenso. Smarrito.
lucabasile