“ ISMAILI” ( ricordo di un Natale )

                              ISMAILI 

…tutti noi siamo unici e tutti noi siamo diversi. Ma è proprio la diversità a renderci uguali

Ismaili e’ brutto, di quel brutto che non si può vedere. È così diverso da noi. E poi porta male”. Le parole del Grande Sommo sembrarono, fin da subito, una sentenza: Ismaili sarebbe stato cacciato dal paese di Borgo Antico. “ Vattene nel bosco e non tornare più. Porti male e sei diverso da noi” ripeterono donne e uomini di Borgo Antico. Solo i bambini se ne restarono in silenzio con le lacrime celate in un continuo deglutire.
Certo, Ismaili era un tipo davvero strano: non camminava come gli altri, ma svolazzava, non aveva un’età anche perché c’era sempre stato, amava le caramelle alla vaniglia e le lasciava in dono ai più piccoli nei giorni del Natale. E giocava e rideva sempre indossando un buffo cappello giallo a punta.

 

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“ Cosa ha fatto di male Ismaili ?” chiese Bimbo Mio al genitore. “ E’ diverso da noi: non ha una casa, non ha un’età, non cammina, ma vola e ride. Ma cosa avrà da ridere sempre. E da quando è in paese, a Natale non nevica più, il fosso e’ straripato due volte e il raccolto del grano e’ sempre meno abbondante”.

E fu così che Ismaili, il folletto che non sapeva invecchiare, se ne andò nel bosco, una vigilia di Natale. E quella stessa notte sul paese di Borgo Antico caddero tanti fiocchi di neve, come mai era successo prima. “ Aveva ragione il Grande Sommo: il mostro portava male.” urlò festante la gente del paese. Nel breve volgere di poche ore Ismaili era stato dimenticato: solo Bimbo Mio non smetteva di pensare al vecchio amico, guardando oltre la finestra della sua camera fino ad arrivare alla penombra del bosco.
E venne la primavera e poi l’estate, il divenire dei giorni e dei pensieri: a Borgo Antico i fossi continuarono a straripare, il grano era sempre meno e ci furono natali senza un barlume di neve. Qualcuno allora pensò che forse non era tutta colpa di Ismaili, che forse ancora le cose accadono perché così va il mondo. E così vanno gli uomini.
Già, ma Ismaili che fine aveva fatto? Il folletto senza età trascorreva i suoi giorni nel bosco: spesso faceva un salto dalle parti del Lago del Riflesso con cui parlava. “ Fra poco sarà di nuovo Natale e ancora una volta – sussurrò – non potrò giocare e vedere i miei amici. Perché?”. Il Lago del Riflesso, spazientito, lo rimproverò. “ Devi adattarti, Ismaili. Adattarsi è vivere. Loro non ti vogliono? Vola, esci dal bosco, guarda tutti noi dall’alto, tu che puoi”. Ismaili, sospirò. “ Ma quel paese è la mia casa. E poi dimmi una cosa, Lago, perché da quando sono qui non sono mai riuscito a vedere il mio volto riflesso nella tua acqua?”.
“ Sei vittima di un tuo incantesimo, Ismaili. Tutto qui” rispose, misterioso, il Lago del Riflesso.

E arrivò la vigilia di un nuovo Natale: senza neve, ma con il freddo e la ‘ brinata’ della festa. Bimbo Mio, di nascosto, decise di addentrarsi nel bosco, per fare delle fascine di legna, ma ben presto si accorse di essersi perso. I genitori cominciarono a cercarlo, tutto il paese chiamava il suo nome ad alta voce. Bimbo Mio li sentiva in lontananza, ma era come paralizzato dall’oscurità calata sul bosco che si specchiava nel lago. Fu in quel momento che si accorse di Ismaili, sopra di lui. “ Non avere paura, seguimi” gli disse. E Bimbo Mio lo seguì. Quando la gente del paese vide il bambino riemergere dal bosco, corse felice ad abbracciarlo. “ Mi ha salvato lui” disse Bimbo Mio indicando Ismaili che se ne stava timoroso in disparte. Ma i grandi , si sa, vedono quello che vogliono vedere. “ Non ti ha salvato, ti ha solo allontanato da noi” urlarono. E cominciarono ad insultarlo, a tirargli i sassi costringendo il folletto alla fuga.
La notte della vigilia di Natale Bimbo Mio non scartò i regali e non sorrise. Si nascose nella sua stanza dove lo raggiunse la nonna. “ Ismaili mi ha solo riportato a casa. Perché nessuno mi crede?” chiese singhiozzando. La nonna accarezzò i capelli del piccolo per poi sussurrargli. “ Io ti credo, Bimbo Mio. Ma noi grandi siamo fatti così: appassiamo con il trascorrere degli anni, cediamo al pregiudizio. Alla calunnia. Non abbiamo più il cuore di un bambino. La verità è che tutti noi siamo unici. E tutti noi siamo diversi. Ed è questa diversità, in fondo, a renderci uguali”. Bimbo Mio non comprese le parole della nonna, ma capì che una cosa, il mattino dopo, andava assolutamente fatta.

E venne l’alba del giorno di Natale: Ismaili svolazzava pensieroso sopra le acque del Lago del Riflesso. “ Ho deciso di seguire il tuo consiglio, amico: me ne andrò dal bosco per vedere il mondo” sussurrò. “ Fai bene – gli rispose il Lago -, ma forse non è ancora il tempo. Guarda dietro di te”. Dalla prima luce del bosco spuntarono due bambini. Poi cinque. Poi tanti altri ancora. “ Se i grandi non vogliono che tu trascorra il Natale nelle nostre case, allora vorrà dire che il Natale lo faremo qui con te, Ismaili” disse sorridente Bimbo Mio mentre gli donava caramelle alla vaniglia. Quel mattino di Natale il folletto e i suoi piccoli amici tornarono così a giocare e a ridere. E mentre volava felice fra gli alberi Ismaili vide il suo buffo cappello giallo a punta riflesso nel lago. “ Eri vittima del tuo incantesimo: adesso hai di nuovo fiducia in te stesso. E negli altri. E riesci a rivederti” sospirò il Lago. Dopo quel Natale Ismaili e i bambini condivisero altri giorni di gioco nel bosco: di tanto in tanto il folletto decideva di volare in qualche posto lontano, per scoprire il mondo, ma poi tornava. Tornava sempre.

Sono trascorsi diversi anni da quel Natale: i bambini di Borgo Antico sono cresciuti, ma non a tal punto da essere diventati grandi. E i grandi sono invecchiati, ma non così tanto da essere diventati saggi. Ma quel giorno, prima o poi, arriverà. E sempre quel giorno Ismaili potrà ritornare in paese, a casa sua. Perché “ tutti noi siamo unici e tutti noi siamo diversi. Ed è proprio la diversità a renderci uguali”.
Ma tutto questo lo può solamente sapere chi ha il cuore di un bambino. E sempre lo avrà.

Luca Basile

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