L’allenamento in altura. Un metodo “fisiologico” comunemente sfruttato dagli atleti per incrementare la capacità di trasporto dell’ossigeno è l’esposizione all’ipossia (ridotta quantità di ossigeno). Quando il corpo umano riceve ridotte quantità di ossigeno si sforza di produrre la stessa quantità di energia con lo scarso ossigeno disponibile. Questo sforzo attiva una serie di adattamenti fisiologici che migliorano l’efficienza del sistema cardiovascolare e respiratorio.
Come funziona l’allenamento in altura
Il soggiorno in altura è stato ed è ancora largamente utilizzato dagli atleti di resistenza allo scopo di ottenere una migliore prestazione atletica una volta ritornati a livello del mare o comunque ad una quota inferiore. Mano a mano che si sale a quote elevate, la pressione parziale di O2 nell’aria inspirata, e quindi in quella alveolare, si riduce. In questo modo si realizza uno stimolo ipossico al quale l’organismo reagisce mediante la secrezione renale di eritropoietina. L’eritropoietina stimola la produzione midollare di globuli rossi.
Per progressiva acclimatazione
Una progressiva acclimatazione a questa situazione dovrebbe perciò condurre automaticamente ad un incremento della massima potenza aerobica dell’atleta. Numerosi studi indicano che dopo l’acclimatazione si verifica un progressivo aumento dell’emoglobina e dell’ematocrito. Questo anche a causa di una riduzione del volume plasmatico, dovuto all’acclimatazione all’ipossia. Questa riduzione è provocata probabilmente da perdita delle proteine plasmatiche o ad un aumento della permeabilità capillare o ad aumento della diuresi.
Inoltre, durante esercizio fisico, avviene una ridistribuzione del volume plasmatici che passa dal letto vascolare all’interstizio muscolare, a causa di un aumento della pressione osmotica tissutale e di una maggiore pressione idrostatica capillare. Quindi, lo stimolo ipossico porta a un reale incremento della massa eritrocitaria anche se con una certa variabilità individuale.
È probabile che a tutto ciò si aggiunga una maggiore capacità da parte del tessuto muscolare di estrarre e di utilizzare l’ossigeno. Gli adattamenti consentono all’atleta di avere prestazioni migliori a quote inferiori proprio per la persistenza di tali adattamenti una volta tornati a livello del mare.
Ce lo confermano i fisiologi
Molti fisiologi hanno dimostrato, dopo anni di ricerca, che in altura si verifica una riduzione della potenza aerobica massimale (VO2 max), una immodificata attività enzimatica mitocondriale e un deterioramento muscolare provocato dall’ipossia. È vero, comunque, che anche se si osserva realmente una diminuzione della potenza aerobica massima in altura, si verifica al ritorno a livello del mare un netto miglioramento della prestazione sportiva.
Sistemi alternativi all’allenamento in quota
Per i nuotatori esiste un sistema utilizzabile in alternativa all’allenamento in alta quota: Utilizzare un tubo respiratore frontale (snorkel) che riduce la quantità di ossigeno disponibile all’atleta senza che egli debba allontanarsi dal livello del mare, non subendo quindi gli svantaggi di un tale tipo di allenamento. Per avvicinarsi il più possibile alla simulazione dell’allenamento in quota la cosa migliore è aggiungere dei tappi regola ossigeno
Un secondo strumento che permette di allenare ipossicamente l’atleta anche fuori dall’acqua è l’ultrabreathe che puoi vedere nell’immagine qui sotto.