Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan. Serve aggiungere altro? Il concerto di una delle massime icone della musica mondiale, andato in scena lo scorso 16 giugno alla Cittadella di Viareggio, ha riunito, come d’incanto, diverse generazioni di persone.
Certo, gli spostamenti sulla scena non sono più molto sicuri ed il seguire del ritmo è ora appena accennato – complice anche una vita vissuta all’insegna degli eccessi – ma il carisma,l’energia, la forza sono quelli di un giovane uomo, peraltro dotato di grande talento.
Cappello bianco a falda larga, intero nero con banda laterale bianca stile cowboy retrò, sicuramente emerso dal fondo di qualche baule di concerti passati – lo stile vintage si sa non è mai fuori moda – scarpe pitonate a punta, quelle di un vero cantante folk che ha consumato palcoscenici di tutto il mondo, ed una voce graffiante pronta a narrare storie di vita e di controcultura, sono gli ingredienti di un mix di sicuro gradimento..
Sale sul palco, si guarda attorno per capire se ogni cosa è al suo posto ed ecco iniziare una performance che per un 1 ora e mezzo trasporterà tutti in un transfer spazio temporale – complice forse anche un aroma speziato che ha pervaso l’aria tutta la sera – che partito dagli anni ’60 attraversa ben quasi 40 anni della nostra storia.
“Ballad of a tin man” “Rainy day women” “Stuck In side of Mobile” , “Rollin' and tumblin'” “Shelter from the storm” e “Man in a long black coat” per citare alcune delle sue migliori creazioni musicali.
Il momento più emozionante sicuramente quando, alle prime battute di “just like a woman” un coro tutto al femminile si è levato al seguito di Dylan accompagnandolo sino all’ultima nota.
Il bis si è aperto con un altro superclassico, “Like a rolling stone”, seguito da una stravolta “Blowin' in the wind”.
Il tutto acclamato da un simpatico quanto mai caratteristico invito a salire sul palco in chiave del tutto locale:”BOBBE! BOBBE!BOBBE!”.
Erika Ansani