FISIOTERAPIA: TECNICHE,BENEFICI E CURIOSITA’

Il termine ” fisioterapia” deriva da “fisio”(fisico) e ” terapia” (cura) ed ha origini molto lontane nel tempo, tanto che alcune fonti storiche fanno risalire la sua pratica a Ippocrate e Galeno ( 500 a.C.). La fisioterapia si occupa della prevenzione, cura e riabilitazione di pazienti con patologie o disfunzioni al sistema neuromuscoloscheletrico. E’ praticata dal dottore in fisioterapia attraverso diversi interventi terapeutici.
Per comprendere meglio in cosa consistano le tecniche fisioterapiche, soprattutto in materia di riabilitazione, ne parliamo con il Dott. Alessio Cuturri Fisioterapista e Osteopata.
In cosa consistono le tecniche fisioterapiche ?
Innanzi tutto diciamo che la fisioterapia puo’ essere distinta in tre tipi… La Terapia fisica strumentale che si avvale dell’ ausilio di strumenti quali il laser, le correnti elettriche, ultrasuoni etc… I quali hanno lo scopo di ridurre o controllare il dolore e di accelerare la guarigione di un tessuto leso. La Terapia manuale che consiste nella manipolazione dei tessuti periferici e utilizza il linfodrenaggio, la massoterapia, l’ osteopatia ed altri tipi di tecniche manipolative. Infine, la fisioterapia riabilitativa vera e propria, che si traduce per il paziente, in un percorso per il recupero di funzioni lese da un processo patologico in ambito ortopedico, neurologico, cardio-respiratorio etc.
Sappiamo che la fisioterapia assume un ruolo fondamentale nel campo della riabilitazione dopo interventi chirurgici o in caso di malattie neurologiche…in che modo il fisiotepista si approccia al paziente ?
In primo luogo, per il fisioterapista non e’ tanto importante la diagnosi clinica in se, quanto individuare quello che si chiama lo ” specifico patologico” , ossia tutto ciò che il paziente porta dentro s’è , al fine di individuare il piano terapeutico e le modalità di trattamento più idonee per lui.
In cosa consiste esattamente ” lo specifico patologico” ?
E’ l’insieme delle caratteristiche specifiche del soggetto. Oltre al disturbo principe e’ necessario prendere in considerazione tutte le sue patologie , la sua sfera emotiva e capire come si relaziona con la sua malattia e il suo grado di consapevolezza. Questo ci permette di trovare il giusto approccio con il paziente in modo tale che si riesca ad ottenere il massimo risultato nella pratica riabilitativa.
Quali sono gli ostacoli che il paziente deve superare e quali i metodi che adotta il terapista per trarre il massimo risultato?
Un paziente con una malattia neurologica progressiva sarà in grado di rispondere agli eventi della malattia in base anche al suo passato, al grado di confidenza che lui stesso aveva con il proprio corpo. Inoltre gli effetti della patologia saranno più o meno gestibili anche in base alla presenza di altri disturbi. Il paziente è un universo di conoscenza che il terapista deve cercare di esplorare il più possibile.
Può farci alcuni esempi?
Se per esempio, il vederti gli provoca ansia perché lo pone di fronte alla realtà della sua condizione, devi trovare il modo di farlo sentire a proprio agio in modo che si concentri sull’esercizio. Ad una ragazzina che ha avuto un intervento al femore, per esempio, per indurla ad essere collaborativa, devi prima aiutarla a prendere consapevolezza del proprio corpo e delle proprie sensazioni, distogliendola dell’unica informazione sulla quale lei porta attenzione -il dolore e l’incapacità funzionale- che il suo stato le provoca.
Quindi sta dicendo che prima dell’esercizio fisico e’ necessario indurre nel paziente una predisposizione mentale ad eseguirlo?
Infatti, la fisioterapia più che l’ utilizzo di mezzi fisici, ha come fine primario insegnare al paziente a prendere consapevolezza del proprio corpo. La Riabilitazione è prima di tutto un processo di apprendimento in condizioni di patologia.
Come potremmo definire allora il percorso riabilitativo?
La riabilitazione non consiste nella semplice esecuzione di una serie di esercizi, ma e’ un’esperienza conoscitiva del paziente nei confronti del proprio corpo che avviene tramite l’ esercizio fatto con il fisioterapista.
Per rendere meglio l’ idea…in cosa consiste un esercizio terapeutico riabilitativo?
Non c’ e’ un modello, il fisioterapista risponde con gli strumenti che ha a sua disposizione, determinati dal suo bagaglio tecnico e culturale e dalle caratteristiche del paziente. In generale, possiamo dire che l’ esercizio terapeutico consiste nel dare al paziente un compito che deve avere certi contenuti, modalità ed obiettivi.L’esercizio è costruito con lo scopo di stimolarlo affinché utilizzi tutte le sue potenzialità residue. In questo modo, ogni volta fa un passo avanti, progredisce gradualmente. Questo vale per ogni tipo di paziente in ogni ambito riabilitativo.
E’ importante dare una giusta informazione a chi si trova nella condizione di deficit neurologici e quindi fisici e necessiti di un supporto in primis psicologico nell’ affrontare la fase riabilitativa… Sappiamo che pur avendo tempi lunghi, la fisioterapia riesce nella gran parte dei casi a restituire le funzioni perdute… Attraverso quale meccanismo?
Non dobbiamo partire da una settorializzazione della riabilitazione. Il concetto che stà alla base del piano terapeutico è sempre lo stesso, che ogni volta verrà personalizzato su ogni caso specifico. Il corpo umano reagisce ad una aggressione mettendo in atto dei processi difensivi volti alla tutela della vita. Questi processi sono in una prima fase utili, ma poi diventano un elemento di freno per il recupero funzionale.
In che modo questi processi ” difensivi” di reazione di fronte a un verir meno di una determita funzione, possono essere di freno rispetto ad un recupero futuro?
In parole semplici diciamo che quando un trauma o una patologia compromette una funzione specifica una gran parte del sistema va in tilt in un atto di autodifesa che ha come obiettivo quello di spegnere i motori per limitare i danni. Diciamo che il blocco funzionale iniziale nella maggior parte dei casi e’ grandemente superiore rispetto al vero danno accorso. Ciò può comportare lunghi tempi per rimettere in moto il meccanismo. Inoltre, quando il motore riparte, l’ energie prodotte cercano di ripercorrere le stesse vie che erano abituate ad utilizzare prima dell’evento traumatico, non tenendo in considerazione l’ inceppamento che questo ha determinato. Quindi, se da un lato e’ positivo il fatto che il sistema si rimetta in movimento, dall’ altro può essere limitativo rispetto alla necessita’ riconoscere che la via da sempre utilizzata e’ impraticabile e bisogna quindi deviare la funzione su un altro e nuovo percorso.
In pratica una funzione perduta può essere ripristinata in tutto o in parte educando cervello a seguire vie diverse da quelle a lui conosciute fino al momento del trauma?
Il nostro cervello e’ plastico e tramite le giuste condotte terapeutiche, possiamo “plasmarlo e rieducarlo”. Questo e’ possibile attraverso il processo riabilitativo ( apprendimento ) in cui il paziente può imparare quasi ex nuovo a riprodurre una determinata funzione.
Sintetizzando, quali step segue il fisioterapista in un programma riabilitativo di questo genere?
Man mano che il processo di guarigione avanza il terapista guida il recupero con l’esercizio, che sarà determinato in base allo specifico patologico del paziente. Il fine è di ripristinare la funzione lesa attraverso la riattivazione di quelle “sospese”.Nei casi in cui si parli di un deficit neurologico, lo scopo è anche quello di far si che aree non lese siano almeno in parte di supporto allo svolgimento delle funzioni che erano deputate alle aree danneggiate e non più recuperabili. Attraverso tutti questi processi le possibilità di un sostanziale recupero sono alla portata dei più. Molte volte l’effetto iniziale di una patologia o di un trauma è devastante ma grazie all’intervento medico in primis e terapeutico a seguire i risultati ottenibili sono strabilianti.
Parliamo dei risultati che si possono ottenere, per far comprendere quanto sia importante dopo un intervento chirurgico o all’insorgere di una malattia neurologica iniziare quanto prima un percorso fisioterapico…
I risultati in riabilitazione sono molto legati al tipo di deficit che viene affrontato. Da un paziente con problemi di tipo ortopedico “puro”, mi aspetto una ripresa completa della funzione lesa, magari con qualche adattamento ma senza una disabilità residua a meno che non si tratti di casi particolarmente gravi. Un caso a parte sono i pazienti di tipo cardiologico o respiratorio per i quali le potenzialità di ripresa sono molte legate al tipo di patologia sottostante.
Nei pazienti con problemi neurologici invece?
Nel caso dei disordini d’origine neurologica le potenzialità di recupero sono strettamente legate al tipo di danno o di patologia ed al tipo d’intervento riabilitativo messo in atto. Una regola generale soprattutto nel neurologico è che prima si inizia l’intervento riabilitativo e meglio è, in quanto il paziente viene seguito fino dalle primissime fasi del recupero senza attendere che si instaurino deficit secondari o compensi. Per pazienti affetti da malattie neurologiche degenerative, la riabilitazione è come un investimento: prima inizi e più il tuo capitale funzionale è ricco e quindi hai più risorse da investire e i frutti saranno maggiori. Inoltre è più facile prevenire un compenso o un adattamento che rieducare il paziente a tornare ad una qualità funzionale preesistente.
Abbiamo detto, parlando dello “specifico patologico” che sono diversi gli elementi che possono fare la differenza nel riuscire a far recuperare le funzioni perdute… Il fisioterapista quindi, non lavora da solo, ma di concerto con altri professionisti? Come ?
Raramente il Fisioterapista si trova a lavorare da solo, in genere è sempre una squadra che lavora in sinergia nella quale diverse forme di specializzazione medica, fisioterapica e infermieristica si confrontano al fine di trovare la risposta più idonea per il paziente. Lo scopo non è quello di trovare un risultato soddisfacente, lo scopo è sempre quello di cercare il risultato top per il paziente e questo è possibile solo tramite un lavoro di squadra e multidisciplinare.
Chi l’ha vista a lavoro si rende conto che non basta la professionalità, ma entrano in gioco caratteristiche peculiari che non tutti possiedono come la pazienza, l’ empatia e una grande dose di umanità… Perché ha scelto questa professione?
Mi sono avvicinato alla riabilitazione per passione nata negli anni da sportivo. Poi studiando e praticando mi sono accorto che tutto era molto diverso rispetto a quello che pensavo. Ancora oggi, più mi addentro alla scoperta della mia disciplina e più resto affascinato della raffinatezza del corpo umano e delle grandi capacità di riequilibrio e quindi recupero che questo ha. Se ami il tuo lavoro tutto quello che fai non ti pesa, forse talvolta la passione ti porta ad esagerare e può capitare chi si lavori più con il cuore che con la testa, ma i risultati più difficili ed improbabili da raggiungere sono quelli che ti arricchiscono e ti soddisfano di più
Note biografiche
Il Dott. Alessio Cuturri Fisioterapista e Osteopata professionale si è laureato in fisioterapia nel 2006, ha seguito corsi di perfezionamento in riabilitazione Neurocognitiva presso il centro studi di riabilitazione Neurocognitiva Villa Miari Santorso (Vi). Si e’ diplomato in Osteopatia presso la Maison de la thérapie manuelle Parigi ( Francia ). Lavora come Libero Professiosta.
Susanna Benassi

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