SOS: ATTACCHI DI PANICO

di Susanna Benassi

Si stima che in Italia oltre 5  milioni di persone, soffrano di attacchi di panico.Secondo i dati dell'Associazione Europea Disturbi di Attacchi di Panico (Eurodap) si tratta di una sindrome ad alta incidenza epidemiologica che colpisce tra il 2 e il 4% della popolazione adulta italiana ( 70% donne). L'età di esordio si colloca tra l' adolescenza ed i 30/35 anni. Alcuni studi hanno evidenziato una maggior frequenza  tra gli individui separati o divorziati rispetto a quelli sposati, così come è risultata significativa l'associazione tra il disturbo di panico e la residenza in città. In sostanza gli individui che vivono in città, a riprova di come lo stile di vita stressante e l’inquinamento possano influire, hanno una probabilità maggiore di soffrire di attacchi di panico rispetto a che abita in campagna.

Intervista al Dott. Gaspare Costa, Psicologo/Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

Come si manifesta un attacco di panico?

L’attacco di panico si presenta come un breve, ma intenso stato d’ansia accompagnato dalla certezza che qualcosa di terribile ( morte, infarto, svenimento, perdita di controllo etc.) stia per accadere. La paura che caratterizza l'attacco di panico può originare da “convinzioni” diverse, come il pensare di essere colpiti da un infarto,un ictus, una crisi respiratoria, o il timore di perdere il controllo, di svenire o impazzire.Il pericolo non è realistico, ma talmente intenso da  indurre un vero e proprio stato di terrore in chi lo vive.

Quindi non esiste una tipica forma di manifestazione,ma diverse in cui il comune denominatore e' l'ansia?

La forma con cui l’attacco di panico può presentarsi (paura di un infarto, impazzire, svenire, perdita di controllo) è, con ogni probabilità, influenzata dalla storia personale, dagli apprendimenti e dagli eventi sensibilizzanti che hanno generato e poi strutturato le credenze ( in termini di scenari minacciosi ed invivibili) mediante le quali, la persona che ne è affetta interpreta in maniera catastrofica le sensazioni somatiche ( innocue) prodotte dall’ansia.

Può farci un esempio?

Ad esempio, nella storia familiare del soggetto in cui sono presenti storie d’infarto o altre malattie fulminanti come l’ictus, potrà essere sensibilizzato a queste minacce selezionando, con una specie di scanner interno, tutte quei segni allarmanti come la tachicardia o il  senso di sbandamento che possono essere interpretati come i precursori dello scenario catastrofico temuto.Allo stesso modo, individui che hanno iperinvestito in bisogno di autonomia e controllo possono “scegliere”  come scenario catastrofico lo svenimento, che in realtà negli attacchi di panico è rarissimo,  o la paura di poter perdere il controllo, vissuti come timore di  perdere la coscienza di se stessi fino a temere un vero e proprio  dissolvimento del proprio Sé e trovarsi in balia degli altri. In genere,  la paura di svenire è correlata con il timore di essere svelati in pubblico come fragili, deboli, insicuri, bisognosi d’aiuto, il che contrasta con la rappresentazione ( forte, sicuro, autonomo) che il panicoso spesso vuol dare di se stesso.

Ci sono persone predisposte?

La letteratura e l’esperienza clinica concordano nel ritenere che il primo attacco di panico è spesso preceduto da eventi stressanti significativi sia di natura psicologica che fisica.Spesso eventi di vita importanti  (come lutti, divorzi, licenziamenti, matrimoni, nascita di figli, promozioni lavorative etc.)  che determinano “transizioni di ruolo” ed aumento della responsabilità percepita  precedono l’insorgenza del primo attacco di panico. Ovviamente, questi fattori stressanti possono interagire con una certa vulnerabilità temperamentale ai disturbi d’ansia che, negli attacchi di panico, può manifestarsi  nella tendenza ad allarmarsi eccessivamente  rispetto alle normali sensazioni somatiche prodotte dal nostro corpo. Attacchi di panico in persone serene e sicure di se, senza fattori stressanti di rilievo sono alquanto rari,o in ogni caso, meno frequenti.

Cosa accade dopo un attacco di panico? Qual'e' la reazione immediata di chi lo subisce?

Dopo un forte attacco di panico la persona, quasi sempre e immediatamente, inizia ad evitare i luoghi e le situazioni considerate  rischiose.  In sostanza, la prima reazione e' quella dell’evitamento che, dinnanzi ad una momentanea riduzione dell’ansia, rappresenta, a lungo termine, uno dei fattori chiave della cronicizzazione degli stessi. L’evitamento massiccio e la conseguente perdita di autonomia  spesso si accompagna a sentimenti depressivi o di inadeguatezza che aggravano il problema. A volte la persona preferisce evitare gli altri perché ha vergogna di farsi vedere ( ostracismo sociale) in una condizione di imbarazzo e debolezza. Inoltre, non bisogna trascurare, che un gran numero di persone si rivolge a specialisti, ad esempio Cardiologi, alla ricerca di cause organiche.

E' quindi un esperienza forte e traumatica?

Gli attacchi di panico, specie le prime volte, rappresentano un esperienza angosciante, paurosa, strana, in cui la paura della morte, di poter svenire, perdere il controllo o impazzire terrorizza chi ne soffre. Con il tempo la persona può “abituarsi” ai sintomi anche se gli attacchi di panico continuano sempre ad essere vissuti come eventi paurosi, sgradevoli e carichi di sofferenza. Spesso l’abituazione ai sintomi è controbilanciata dall’ansia e dalla paura che gli attacchi di panico futuri possono essere molto peggiori o addirittura fatali.

Perché delle sensazioni fisiche, fastidiose ma innocue, causate dall’ansia vengono interpretate come la prova di un imminente catastrofe fino a temere la morte?

L' attacco di panico si produce come conseguenza dell’ interpretazione catastrofica di sensazioni somatiche provocate dall’ansia che innescano tutta una serie di eventi che determinano l’inasprimento dei sintomi che caratterizzano gli attacchi di panico (tachicardia, sudorazione, fame d’aria, dolore al petto, senso di soffocamento, confusione, derealizzazione, depersonalizzazione etc.). La fame d’aria ,ad esempio, produce un altro fattore tipico degli attacchi di panico: l’iperventilazione.

Cosa accade in presenza di fame d'aria?

La persona, per ovviare al bisogno d’aria, respira più velocemente alterando, in questo modo, il normale metabolismo tra l’ossigeno e l’anidrite carbonica presente nell’organismo, questa alterazione è responsabile sia dell’aumento dell’intensità che della produzione di nuovi sintomi ( depersonalizzazione, derealizzazione, intorpidimento, formicoli, sbandamento, bocca secca etc.).

Chi sono i soggetti più predisposti?

Le persone che soffrono di attacchi di panico spesso si descrivono come ansiose, sensibili, emotive, nervose, tendenti ad angosciarsi e a preoccuparsi eccessivamente o, al contrario, con un eccessivo bisogno di controllo e autonomia.  Le persone con queste caratteristiche presentano una vulnerabilità maggiore ad andare incontro ad attacchi di panico e, più in generale, a soffrire di disturbi d’ansia.

Per quale motivo?

Perché queste persone hanno la tendenza a rispondere agli eventi stressanti, sia di natura psicologica che fisica, con reazioni fisiologiche allarmanti sui cui focalizzano la loro attenzione. In sostanza quando si allarmano o si preoccupano sono più facilmente soggette a reazioni fisiologiche dovute all’ansia che paradossalmente, vengono interpretate come ulteriori segnali di pericolo che, a cascata, possono provocare la crisi di panico.

Quali sono le cure?

I dati della letteratura scientifica ( ad esempio le indicazioni dell’ American Psychiatric Association) provano che le terapie più efficaci per la cura del disturbo di panico sono rappresentate dalla psicoterapia cognitivo comportamentale, considerato come trattamento di prima scelta, e della terapia psicofarmacologica ( ovviamente non si esclude l’efficacia di altre forme di psicoterapie, semplicemente l’APA prende in considerazione le prove di efficacia dimostrabili); notevole sembra essere l’efficacia anche della cosiddetta terapia integrata, ovvero psicoterapia cognitivo comportamentale associata a farmaci; inoltre, recentemente,  alcuni studi clinici hanno dimostrato l’efficacia della psicoterapia cognitivo comportamentale di gruppo.

Come si concretizza questo tipo di terapia?

La prima parte della terapia è focalizzata sulla ricostruzione di un tipico attacco di panico avuto dal paziente, finalizzata a creare una sorta di “mappa” che identifica tutti gli elementi che contribuiscono ad innescarlo e a mantenerlo. Fondamentalmente, la cura degli attacchi di panico esige il cambiamento delle  “credenze” con cui si interpretano i sintomi legati all’ansia: da catastrofica a innocua. La ristrutturazione delle credenze catastrofiche spiega, con ogni probabilità, la maggior efficacia e il minor numero di ricadute che si registra nel trattamento cognitivo comportamentale rispetto alla sola terapia farmacologica. La terapia farmacologica agisce, infatti, sulla sola manopola dell’ansia lasciando inalterate le credenze catastrofiche, ciò può implicare la ricaduta alla sospensione del farmaco.

Un tempo era semplice distinguere le figure professionali e quindi individuare il professionista a cui rivolgersi. Nel linguaggio comune sappiamo ben identificare e differenziare lo psicologo dallo psichiatra, ma il panorama attuale e' notevolmente cambiato e differenziato… A quale specifica figura professionale deve rivolgersi chi ha un problema come questo?

Il mio  personale consiglio è quello di rivolgersi a figure professionali specializzate che sappiano riconoscere il problema ed  intervenire con le strategie terapeutiche appropriate riconosciute dalla comunità scientifica che garantiscono, nella maggior parte dei casi, un notevole successo. Rispetto al passato,  si assiste ad una maggiore integrazione tra l’ approccio psicoterapico, specie quello cognitivo comportamentale, e quello farmacologico che, in linea con i dati della ricerca,  sembrano offrire le cure di maggior successo. La terapia “integrata”, prendendo in carico l’individuo nella sua totalità e non solo come portatore di un problema,  oltre ad aumentare le probabilità di successo, riduce sia i tempi della cura che le possibili ricadute aumentando considerevolmente la qualità della vita della persona.

I PRINCIPALI SINTOMI DI UN ATTACCO DI PANICO

I principali sintomi sono:    

•     Palpitazioni

•     Vertigini o giramenti di testa

•     Formicolii alle mani o ai piedi

•     Senso di costrizione o dolore al torace

•     Sensazione di soffocamento o di mancanza d'aria

•     Sentirsi svenire

•     Sudorazione

.     Respiro Affannoso

•     Tremori

•     Vampate di caldo o di freddo

•     Bocca secca

•     Nausea o nodo allo stomaco

•     Debolezza delle gambe

•     Visione annebbiata

•     Tensione muscolare

•     Impressione di non riuscire a pensare chiaramente o di non riuscire a parlare

•     Impressione che le cose intorno non siano reali

•     Paura di morire, di perdere il controllo, o impazzire

 

Note biografiche:Il Dr Gaspare Costa  – Psicologo ad indirizzo Clinico e di Comunità si è laureato presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale specializzato presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva diretta dal Dr Francesco Mancini. 

Svolge attività libero professionale come Psicologo e Psicoterapeuta nelle provincie diLucca (Viareggio, Seravezza,  area Versilia), Pisa, Livorno  e Massa Carrara dove ha maturato esperienza clinica nella diagnosi e neltrattamento  del  Disturbo di Panico e  altre problematiche legate all'ansia, in particolare il trattamento del Disturbo Ossessivo Compulsivo  e la Fobia Sociale negli adulti e nei bambini.  E’ autore di numerosi articoli, alcuni pubblicati su quotidiani e mensili a tiratura nazionale, su argomenti di psicologia, psicopatologia e nuove dipendenze. E’ ideatore, curatore e responsabile dei siti internetwww.disturbipsichici.info  e www.attacchidipanico-ansia.it.  E’ Presidente e socio fondatore  dell’Associazione “Mente Cognitiva”, operante in Versilia, che ha come scopo principale quello di promuovere il benessere psicologico della persona e della collettività attraverso attività di ricerca, informazione, formazione, prevenzione e intervento. psicologico. E’ Presidente e socio fondatore  dell’Associazione di Volontariato A.V.A.P.P. per aiuto ai pazienti affetti da disturbi psichiatrici.

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