di GIULIA BERTOLI
Avrebbe dovuto seguire la tradizione della famiglia, lavorando presso le Ferrovie dello Stato, ma un pomeriggio d'autunno del 1949 indirizza il suo percorso di vita: un bar, una rissa di cui si trova spettatore, l'arrivo del maresciallo, una figura che lo affascina nell'immediato. E da quel momento in poi, niente sarà più lo stesso. Giovanni Pudda, sardo d'origine e versiliese d'adozione, nel tempo è veramente diventato un carabinierie con ruoli ed incarichi sempre più importanti. Carabinere, ma non solo:: da inguaribile romantico, quale si definisce e grande appassionato di letteratura, ha scritto e pubblicato numerosi racconti autobiografici e romanzi, da quando si trova in pensione. Determinato e con gli obiettivi ben chiari nella mente, Pudda, nel raccontarci il suo passato, lascia in dote una scia luminosa sui suoi progetti del futuro.
DOMANDA: A quanti anni ha cominciato a lavorare come Carabiniere? In quali stazioni ha operato?
RISPOSTA: Ho iniziato a 20 anni, ero molto giovane all'epoca; ho conseguito l'arruolamento presso il Comando della Legione di Cagliari, frequentando poi il corso per allievi Carabinieri presso il Battaglione Scuola di Iglesias. Da li Roma, Firenze, Genova, Valsesia, Massa, e Forte dei Marmi, dove ho prestato il mio servizio per più di 20 anni in veste di maresciallo: il mio sogno più grande, realizzato.
D: C'è una stazione, tra tutte quelle in cui ha lavorato, che le è rimasta nel cuore? Ha potuto constatare lo stesso tipo di delinquenza ovunque?
R: E' sicuramente difficile poter rispondere a questa domanda, ogni posto in cui ho lavorato mi ha lasciato emozioni fortissime, e mi sono sempre trovato molto bene ovunque; ma la Valsesia è qualcosa di straordinario: ho prestato servizio li per 7 anni, alta montagna, paesino di origine tedesca, un'accoglienza unica, e, per risponderle alla domanda sulla delinquenza, li non capitava mai niente, non mi sembrava neanche di lavorare. In tutte le altre stazione invece si, molta, senza troppe differenze tra una e l'altra. Sempre sulla delinquenza vorrei fare un appunto, se mi permette. C'è da dire che nel corso degli anni è aumentata, e nessuno potrebbe negarlo: quello che voglio evidenziare, è il deterioramento del codice di procedura penale, sbagliato a mio avviso. La modifica di alcune leggi non aiuta a sconfiggere la delinquenza, anzi. Le faccio l'esempio del foglio di via obbligatoria. Una volta esisteva questa provvedimento, che, se fatto, non permetteva più alla persona in questione di avvicinarsi al luogo vietato; sanzione violata? Pena, l'arresto immediato. Adesso questa procedura non esiste più. Perchè? Eppure era molto utile.
D: Parliamo del caso della "Circe della Versilia" , ormai noto a tutti. Ha scritto un libro su questa vicenda, in che modo si è trovato coinvolto?
R: Mi trovavo a dirigere la stazione di Forte dei Marmi, era luglio, piena estate. Il caso della Circe della Versilia, per intendersi, dell'omicidio di Luciano Iacopi, destò sicuramente molto scalpore. In quanto stazione dei Carabinieri , insieme alla Magistratura, seguimmo l'inchiestao, ma la stagione estiva non ci aiutò: Forte dei Marmi pullulava di giornalisti, e notizie del tutto false, non divulgate da noi, ' gonfiarono' il caso, portandolo ad un livello nazionale. Inviati tedeschi, svizzeri, da ogni parte ne spuntava uno, tutti sembravano interessarsi alla vicenda: ecco come sono finito in RAI, ad una trasmissione di cui al momento non ricordo neanche il nome. Ripeto, se ci avessero lasciato seguire il caso normalmente, tutto questo non sarebbe successo. Per quanto riguarda il libro, l'ho scritto, ma non l'ho pubblicato: la verità è scomoda, o si dice tutta, rischiando però le querele, o si tace: ho preferito la seconda, per evitare guai. Non aggiungo altro.
D: Cosa ne pensa della figura dell'ausiliare? Crede che possa essere utile nell'arma dei Carabinieri?
R: E' una figura quella dell'ausiliare, che ho visto nascere e morire. Da un punto di vista operativo sono poco preparati, hanno solo due mesi di corso da carabinieri, quindi conoscono giusto le basi. In realtà ho stimato molto i ragazzi ausiliari che ho avuto accanto e la mia carriera, persone d'oro che hanno voglia di imparare, e comunque raddoppiano il servizio: sempre meglio essere con un'uomo in più che con uno in meno, per ogni evenienza.
D: Passiamo ai libri. Com'è cominciata questa sua passione per la scrittura?
R: Sono sempre stato un inguaribile romantico, fin da giovane. Mi piacevano i romanzi cavallereschi, quelli in cui l'amore e il bene vincono su ogni cosa. Lavorando ho dovuto tralasciare questo aspetto di me, ma non ho mai smesso di scrivere: i rapporti giudiziari per esempio, anche quelli dovevo raccontarli e scriverli, ma non era di certo la stessa cosa. Appena in pensione, mi sono rimesso in gioco. La scrittura non mi ha più abbandonato.
D: Cosa ha scritto in particolare? Dove si trovano in vendita i suoi libri?
R: Un libro autobiografico, "Un uomo, un carabiniere", quello non pubblicato sulla Circe, il recente " Una Fiaba moderna a Forte dei Marmi" e tanti altri piccoli racconti. Il costo medio di un mio libro è di 14 euro, sono in vendita presso le librerie del Forte, e nella sezione bambini del Giannelli, quella rimasta sempre a Forte dei Marmi.
D: C'è un unico tema principale che lega ogni suo racconto
R: Si, quello del raggiungimento della felicità, della vittoria del bene sul male, della pace. Ho cercato inoltre, di riadattare ai tempi d'oggi le storie d'amore che si raccontavano una volta, adesso i romanzi cavallereschi dei principi e delle principesse non vanno più cosi di moda, anche se li trovo molto affascinanti. Progetti per il futuro? Altri libri, che domande…
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