di SUSANNA BENASSI E' stato definito "il pittore del silenzio"per le raffigurazioni di soggetti in atteggiamento assorto e soprattutto di numerose quanto realistiche nature morte. A dire il vero, la pittura di Jean-Baptiste-Siméon Chardin (Parigi, 2 novembre 1699 – Parigi, 6 dicembre 1779) tutto evoca tranne il silenzio. Ritrae ragazzini impegnati in giochi infantili, scene di vita domestica dove la concentrazione è propria dell'azione in corso, ma che non suggeriscono pensieri particolarmente meditativi, quanto piuttosto un'attenzione inerente al compito descritto. Le sue tele intrise di sentimento e energia positiva sono un piacere per l'occhio e per lo spirito. «Ci si serve dei colori, ma si dipinge con il sentimento.» (J.B.S. Chardin).
Mai natura morta fu tanto "viva" quanto quella di Chardin. Emozionante e capace di indurre visioni olfattive come nel caso del "Cestino di fragole"così tremendamente "reale" di percepirne il profumo. Ma la sensazione realistica espressa attraverso il pennello è solo una delle tante peculiarità che lo hanno reso un nome celebre nella storia della pittura. Nel '700 si riteneva che l’unico soggetto meritevole di attenzione ed espressione di "talento pittorico” fosse la raffigurazione di "personaggi storici", ma Chardin aveva un'idea diversa assolutamente in controtendenza rispetto ai canoni del tempo. Secondo lui non è importante ciò che si ritrae ma "come" lo si dipinge! La riuscita dipende dal talento dell’esecutore, dalla tecnica, dall’uso del colore e della luce. Un oggetto qualsiasi può fare di un dipinto un vero capolavoro e quelli di Chardin capolavori lo sono sicuramente.
Vivacità e ironia sprizzano dai suoi quadri con impatto immediato. Prova ne sono "La Scimmia Pittore" e "La Scimmia Antiquario", irriverenti opere che l'artista espose al Salon nel 1740 nelle quali il primate sostituisce la figura umana, forse proprio a suggerire la relatività del soggetto rispetto alla padronanza della tecnica pittorica.
Nonostante il suo anticonformismo raggiunse il successo sia di critica che di pubblico e nel 1757 realizzò il sogno di trasferirsi al Louvre dove soggiorno' fino alla morte.
L'ironia, la vivacità e la stravaganza del personaggio sono ben visibili in questo autoritratto conservato al Museo del Louvre.