di SUSANNA BENASSI Mantenere un fisico tonico e scattante nonostante gli anni che passano e' desiderio di molti. Ma oltre ai muscoli, c'è di più! E la Mente? Si allena abbastanza? Il campanello di allarme che segnala una pericoloso declino delle funzioni cognitive e' la mancanza di motivazione. La perdita d'interessi, di curiosita' verso tutto ciò che è nuovo e sconosciuto, la resistenza a mettersi in gioco, la tendenza a sottrarsi ai rapporti sociali, fa "impoverire" il cervello. Ecco perché, molte persone, quando smettono di lavorare, invecchiano più velocemente rispetto a coloro che invece hanno coltivato delle "passioni", degli hobbies, ed hanno mantenuto intatto l'entusiasmo di sperimentare. Stare bene, dentro e fuori, questo e' il segreto per mantenersi in forma durante la fase autunnale dell'esistenza. Alle volte l'autodeterminazione, non è sufficiente e c'è bisogno di un "aiutino", di qualche indicazione, di quell'incentivazione in più che predisponga all'azione. Oggi fortunatamente scienza e tecnologia possono venire in aiuto con programmi ed esercizi mirati a tenere allenate e in forma il cervello e contrastare patologie invalidanti come le demenze.Ne parliamo con la Dott.ssa Sabrina Danti, Neuropsicologo che si occupa di riabilitazione e di training cognitivo informatizzato.
Cosa possono fare le persone non più "giovanissime" per tenere in forma il cervello?
Innanzitutto e' fondamentale mantenere viva la vita sociale e fare regolare attività fisica. Ma talvolta può non bastare. L'ideale è tenere la mente allenata con qualche attività. Più le attività sono specifiche e guidate, più sono efficaci gli esercizi. A questo scopo esistono dei programmi di stimolazione cognitiva, nati e validati per avere un allenamento specifico. Fanno parte di un "calderone" più ampio conosciuto dagli addetti del settore come "riabilitazione cognitiva".
Perchè parliamo di "allenamento"?
Attualmente c’è una grande attenzione al mantenimento dell'efficienza fisica, ma è altrettanto importante preoccuparsi di quella cognitiva. "Allenare" è una metafora utile che suggerisce l'idea di fare "esercizio" con costanza in modo da garantire un benessere o un recupero delle facoltà cognitive. Applicare l’idea di “esercizio ginnico” alle funzioni cognitive è una conseguenza del lavoro che svolgo, dato che mi occupo di riabilitazione.
Per chi sono utili questi "programmi di stimolazione" o comunque la riabilitazione cognitiva in senso lato?
In primis sono utili per chi e' a rischio di “invecchiamento precoce” (come nella condizione di Mild Cognitive Impairment) ma anche per chi lamenta una flessione della propria memoria che non è quantificabile come "anomala" ai test cognitivi. I programmi di stimolazione cognitiva sono utili infatti, anche per chi sta bene e desidera semplicemente investire nel mantenimento del proprio patrimonio cognitivo. In sintesi: per tutti coloro che "sentono", cognitivamente, l'età che avanza.
Ma questi esercizi sono davvero efficaci?
L'evidenza scientifica,secondo cui "allenare la mente" fa bene,è arrivata qualche tempo fa. All'estero questi programmi sono già una realtà e si stanno espandendo a dismisura, mentre in Italia sono sconosciuti ai più. L'impegno degli addetti del settore deve essere anche quello di sensibilizzare le istituzioni a diffondere la cultura della prevenzione.
Una persona affetta da "invecchiamento precoce" in che modo può scoprire il problema ed essere quindi indirizzata verso questo tipo di terapia? Qual'e' l'iter classico?
Nei casi di sospetto “invecchiamento precoce” il paziente si rivolge in prima istanza generalmente al neurologo che può chiedere una valutazione di approfondimento al neuropsicologo. Una volta avuti i risultati dei test cognitivi (e di eventuali altri esami) il paziente torna dal neurologo ed e' proprio quest'ultimo che dà indicazioni sulla terapia da seguire: può essere farmacologica, non farmacologica (riabilitazione cognitiva), oppure può essere "combinata" (gli uni assieme all'altra).
E la persona sana, che voglia fare esercizi di questo tipo,invece, a chi si deve rivolgere ?
La persona sana, senza apparenti deficit neurologici, può rivolgersi direttamente al neuropsicologo.
In cosa si concretizzano i programmi di allenamento del cervello?
Come tutti gli allenamenti, il principio base è quello dell’esercizio ripetuto con costanza.Vengono stimolate le abilità cognitive "residue" cioè quelle che ancora funzionano bene, ma non solo. Si insegnano strategie per supplire quelle funzioni che non funzionano bene come prima che possono essere "restitutive" o "compensative". L'obiettivo delle prime è riportare la funzione cognitiva "danneggiata" al livello di funzionamento ottimale. L'obiettivo delle seconde è trovare soluzioni alternative per compensare ciò che non funziona più come dovrebbe.
Ci fa un esempio di strategia cognitiva che può essere insegnata?
Sono note da tempo (erano già usate dagli oratori nell'antichità) alcune mnemotecniche, che permettono di memorizzare informazioni trasformando parole in immagini fino a costruire costruire delle "mappe" mentali e segnare un "sentiero" a mo' di indice per recuperarle. In questo modo può essere più semplice immagazzinare e ricordare alcuni tipi di informazione.
Il training cognitivo informatizzato da quali figure professionali e' stato ideato e in cosa si differenzia da quello tradizionale?
E' il frutto di una sinergia di professionalità diverse (psicologi, neurologi ed esperti di informatica) e si basa su una serie di esercizi cognitivi eseguibili su dispositivi elettronici dedicati che di fatto rappresentano delle vere e proprie palestre per il cervello! Il vantaggio e' quello di entrare dentro le mura domestiche, cioè il training informatizzato puo' essere effettuato mentre la persona si trova nella propria casa. In questo modo l'allenamento diventa costante e quindi piu' produttivo.
Che tipo di esercizi vengono proposti?
In genere è proposta una serie di esercizi da ripetere quotidianamente per un dato periodo di tempo. Gli esercizi devono essere "cuciti su misura" o comunque adattati alle abilità specifiche della persona. E' necessario quindi che siano ideati e proposti da un addetto del settore.
A chi ne consiglia l'uso?
Sicuramente ai pazienti con Mild Cognitive Impairment,ma anche a tutti coloro che vogliono investire nel mantenimento del proprio patrimomio cognitivo.
Come si misura l’efficacia del training proposto?
I dispositivi offrono la possibilità di memorizzare le risposte fornite durante gli esercizi, questo permette di misurare "in differita" ciò che è stato fatto. Altrimenti, anche la visita neuropsicologica di controllo è un altro buon indice per monitorare l’efficacia dell’allenamento.
Il training cognitivo informatizzato e' utile anche in persone che soffrono di demenza?
Non proprio. Per questi pazienti alcuni studi scientifici dimostrano una migliore efficacia della terapia farmacologica quando combinata a training cognitivi più semplificati, somministrati tramite carta e matita ed effettuati vis a vis individualmente. In caso, è possibile creare dei gruppi per facilitare l'entrata di questi pazienti in programmi riabilitativi.
Meglio prevenire che curare, quindi?
Sicuramente! Investire preventivamente sul proprio patrimonio cognitivo è un'esigenza impellente vista la mancanza attuale di terapie efficaci nelle demenze conclamate.
Note biograficheLa Dott.ssa Sabrina Danti e' nata nel 1977 a Pistoia e si e’ laureata in Psicologia presso l’Universita’ di Firenze nel 2003. Nel 2008 ha conseguito il titolo di Dottore in Ricerca nel settore Neuroscienze presso l’Universita’ di Pisa. Nel 2009 perfeziona la sua formazione in ambito giuridico con un Master in Psicologia Forense. Nel 2012 integra la sua esperienza formativa scientifica con un soggiorno all’esterno presso il BRAINlab sito all’Istituto di Neuroscienze e Farmacologia dell’Università di Copenhagen (Danimarca). Nel 2013 estende il suo iter formativo clinico con una Specializzazione in Psicoterapia riconosciuta dal M.I.U.R.. Nel quadriennio 2008-2012 lavora con continuità nel settore della ricerca della neuropsicologia sperimentale presso Universita’ di Pisa. Dal 2012 esercita a fini clinici come libera professionista nella valutazione neuropsicologica e riabilitazione cognitiva nel settore adulti.E’ autrice o co-autrice di alcune pubblicazioni scientifiche indicizzate su Medline. Attualmente fa parte del gruppo di lavoro che si occupa dell’adattamento italiano della Wechsler Memory Scale-IV edition. Collabora inoltre su base volontaria con le UU.OO. Neurologia e Radiologia dell'Ospedale Versilia (Lido di Camaiore, Lucca). Il suo maggiore interesse è nella diagnosi precoce del deterioramento cognitivo, nello studio dei correlati anatomo-funzionali delle funzioni cognitive e della loro modificazione su base patologica, e negli approcci non invasivi di neuroriabilitazione per le malattie neurodegenerative.