di GIOVANNI COLUCCINI – testo raccolto da Luca Basile –
C'è una frase che mi echeggia nella mente da quando Romano Cosci ci ha lasciato. Poche parole che riassumono idealmente, ritengo, lo spessore umano di Romano. " Io sono ciò che ho dato". Del resto della tracimante genialità artistica di Cosci possono dire in molti: ma a lui, a Romano, sarebbe piaciuto molto di più vedere sottolineato il suo modo di essere, di approcciarsi agli altri. Di dare, appunto. Anche perché l'uomo Romano Cosci ha prevalso, ed è tutto dire, sull'artista in ogni scansione del suo vivere quotidiano. Sia chiaro, Cosci è stato un eccellente artista: che poi artista è definizione che a lui piaceva relativamente. Si considerava un artigiano, anche se poi, quando si recava in Vaticano per l'Opus Dei, tutti lo chiamavano Maestro. Del resto i talenti, i veri maestri, sono autenticamente semplici: non ostentano, non fanno prevalere il proprio io, non si preoccupano dell'apparire. Romano Cosci già al primo sguardo comprendeva le tue inquietudini, quello che ti passava per la testa. E allora, mai banale, voleva capire, cercava, con quella sua gentilezza di fondo mai artefatta, di darti una mano. Avevo conosciuto Romano Cosci una trentina di anni fa: ci separava l'età, non il vissuto di ogni giorno o le frequentazioni. Era un amico di famiglia. E tale è rimasto fino all'ultimo. Talvolta mi chiedevo, e mi chiedo ancora oggi, cosa io ho potuto dare ad un talento e ad una persona dall'enorme bagaglio culturale come Cosci ed è forse la stessa domanda che si sono fatti tutti coloro, uomini e donne, che hanno avuto la fortuna, perché in tutta sincerità io la ritengo una fortuna, di poterlo frequentare. Non ho una risposta o forse, se una risposta c’è, questa sta nella sensibilità di Romano, nella sua empatia che lo portava a condividere con gli amici di sempre, le gioie e i dolori della vita. Avrebbe potuto rinchiudersi in un laboratorio e lì erigere un muro con il mondo, come fanno tanti altri suoi colleghi, che confondono il talento con l’alterigia ed hanno la necessità di essere adultati. Ma Romano Cosci aveva il dono dell’umiltà e a tutte quelle bellissime parole e complimenti e gratificazioni da copertina che hanno reso lucente il suo percorso artistico, in fondo, non ha mai dato grande importanza.
La scomparsa di Romano ha fatto piangere molte persone ed il suo ricordo credo, anzi ne sono sicuro, non verrà mai meno. E non perché ci saranno i suoi affreschi, le sue tele o ancora le sue sculture a ricordarcelo, ma semplicemente perché non puoi dimenticare chi ha saputo più dare che ricevere. Ed in quel dare si scopriva vivo e felice.
IL MAESTRO
Romano Cosci è scomparso, il 6 giugno scorso, all’età di 75 anni.
Sino al 1986 ha insegnato discipline pittoriche nei licei artistici di Carrara e Grosseto. Fin dalle prime esposizioni ottenne consensi di pubblico e di critica. Ha realizzato numerose commissioni pubbliche che vale la pena elencare, almeno in parte, per comprenderne il prestigio: gli affreschi per la Cattedrale di Martina Franca (1994); "Ritratto del Beato Josemaría Escrivá", fondatore dell'Opus Dei, Chiesa di Sant'Eugenio, Roma; affreschi, bassorilievi in marmo e "Via Crucis" in bronzo, Chiesa della Parrocchia del Beato Josemaría Escrivá, Tre Fontane, Roma (1999); gruppo bronzeo, Fratelli delle Scuole Cristiane, Roma (1999); "Beato Bartolo Longo", bronzo, cortile dell'omonimo Istituto, Pompei (2000); "Santa Maria Josepha" (h 5 m., marmo di Carrara), nicchia laterale, Basilica di San Pietro, Città del Vaticano (2002); altorilievo dell'altare, bronzo, ambone, e affresco, Cappella dell'Istituto dei Servi della Sofferenza, San Giovanni Rotondo (2002); "Josemaría Escrivá", nicchia laterale, Basilica di San Pietro, Città del Vaticano (2005).
Vinse premi ed ottenne riconoscimenti; sue opere si trovano in importanti collezioni pubbliche e privare, in Italia e all'estero. Il suo legame con la Versilia e con Pietrasanta, la città in cui ha vissuto e in cui aveva il suo studio, è rimasto sempre fortissimo. Romano non ha mai mancato di omaggiare le nostre comunità con sue opere o con la partecipazione a mostre e iniziative d'arte e di cultura