. La vicenda inizia proprio nei giorni nostri, nel 2007, quando Ruffini, che interpreta se stesso, dopo un anno di scuola passato a “scaldare” i banchi si ritrova l'ultimo giorno a voler sapere quale sarà il fatidico esito di fine anno: promosso o bocciato? C'è sempre un casinista in ogni classe e questa volta è toccato proprio a Paolino che, presentandoci i professori, ci mostra l'avversità, tra l'altro corrisposta, per ognuno di questi. Gli auspici non promettono nulla di buono e con una possibile bocciatura, vacanze e amici per il nostro protagonista rimarranno solo sogni in una bacheca di ferro. Stanco di tutto, dei suoi genitori, del conflitto con i professori come per magia si ritrova ad assistere e a vivere la giovinezza dei suoi professori scoprendone comportamenti inaspettati e lati di essi che non aveva mai considerato: viene così catapultato nell'ultimo giorno di scuola del 1987. Tra le melodie dei Duran Duran, Madonna e Pink Floyd riuscirà a cambiare le persone che gli stanno attorno e forse anche se stesso imparando qualcosa che non si trova leggendo un libro di scuola. La vita, quindi, é come un gigantesco cubo di Rubik ed i tasselli di questo sono le persone che ruotano attorno a Paolino: a seconda da che lato le guardi prendono forme, comunicano sensazioni totalmente diverse. Ruffini è senza dubbio l'icona del 18enne odierno ed è proprio questo forse il motivo per il quale la parte gli si addice, anche se Ruffini, gli anni ottanta, non li ha di certo vissuti. Dieci il voto da dare al cast visibilmente scelto con cura che è colpevole solo di qualche pecca in un paio di canzoni: “I love rock 'n' roll” potrebbe essere l'esempio lampante. Sono da sottolineare in rosso le due ore e quindici minuti di spettacolo che dovrebbero essere ridotte nei loro intermezzi musicali talvolta troppo lunghi e che allontanano lo spettatore dal filo logico della trama. Niente da obbiettare sulle parti recitate che grazie sia alla trama originale che al numero dieci della scena, Paolo Ruffini, riescono a strappare risate dal pubblico a loro piacimento mixando talvolta l'ironia tutta in salsa toscana a varie interpretazioni comiche da parte degli elementi del cast, nessuno escluso. Da evidenziare il monologo “ruffiniano” di cui l'esoscheletro si basa su tutti i simboli più rappresentativi degli anni ottanta. Anticipiamo per chi ancora non avesse visto lo spettacolo, in replica il 28 luglio, il racconto di una storia d'amore di cui non riveliamo però i particolari e che sfiderà le leggi temporali. Lo spettacolo, dedicato alla memoria del Direttore Artistico de “La Versiliana” Franco Martini, è consigliato ad un pubblico senza limiti di età e, a pensarci bene, di tempo a disposizione. In sostanza Ruffini promosso? Personalmente dico si, anche se qualcosa ‘ andrà affinato’. E dice si anche il pubblico, accorso in gran numero e che ha omaggiato il cast di lunghi applausi e consensi.
Davide Bertoli