Piu’ pesce e legumi nella nuova dieta mediterranea

di ALICE MEI

 

La dieta meditterranea è oramai uno stile di vita. Anche se, durante la  prima Conferenza mondiale svoltasi di recente a Milano e dedicata proprio alla dieta in questione, è emersa la necessità di modificarla. Da qui la proposta di un ' ritocco' alla cosiddetta e nota piramide. Si parte infatti dal presupposto, come riporta  il lancio dell'agenzia Adnkronos,  che ci sia troppo poco pesce nella dieta a livello globale: " secondo le stime, infatti, nel nostro Paese l'effettivo consumo di proteine di pesce si attesterebbe su 40 grammi a settimana rispetto ai 60 g settimanali raccomandati, mentre i consumi medi negli Stati Uniti e in Europa sono persino inferiori. L'unico esempio virtuoso è dato dalla Spagna, che peraltro è il maggiore consumatore al mondo di pesce in conserva" si legge nella nota. Capitolo carne. " Non dimentichiamo che l'uomo è onnivoro da 10.000 anni e la carne, nelle giuste quantità, fa parte della dieta mediterranea – ha spiegato Elisabetta Bernardi, nutrizionista dell'Università di Bari – Ricca di nutrienti importanti e componenti bioattivi, è particolarmente importante in alcune fasi della vita: durante la gravidanza e l'infanzia ad esempio, per garantire lo sviluppo cognitivo e la crescita del bambino. Ma è anche preziosa per chi pratica sport o è in età avanzata: è infatti una eccezionale fonte di proteine utili per lo sviluppo e per preservare i muscoli". Vegani e vegetariani non saranno del tutto d'accordo. Va poi assegnato, sempre secondo gli esperti, un ruolo da protagonista ai legumi  che non solo sono di  grande supporto al nostro organismo,  ma è garanzia per l'ambiente, se coltivato,  grazie ai suoi benefici per la fertilità del suolo e i cambiamenti climatici. Senza dimenticare il ruolo, fondamentale, per quanto riguarda la lotta alla malnutrizione.

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