Pressione alta: la “cura” passa attraverso l’attività fisica

In Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, l’ipertensione arteriosa colpisce in media il 33% degli uomini e il 31% delle donne (fonte: SIIA, Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa).

valori ipertensione

 

Cosa si intende per ipertensione?

Un soggetto viene considerato iperteso quando la sua pressione sistolica supera i 140 mm Hg e quella diastolica è maggiore di 90 mm Hg. Le arterie di questi soggetti risultano più rigide a causa di un deposito di grassi nella loro parete o di disfunzioni endoteliali: inoltre, oppongono un’elevata resistenza al flusso, anche a causa di un’iperattività neuronale o un malfunzionamento renale.vasi ipertensioneL’ipertensione non è una malattia, bensì un importante fattore di rischio che aumenta la probabilità di incorrere in malattie cardiovascolari a causa del danno a lungo termine della parete dei vasi (calcola il tuo punteggio con Progetto Cuore). La riduzione della pressione arteriosa, infatti, previene eventi vascolari come ictus e insufficienza cardiaca, anche nelle persone anziane: abbassare la pressione può ridurre anche il rischio di demenza o deficit cognitivi, che hanno un’incidenza maggiore nelle persone ipertese.ipertensione conseguenze

 

Strategie di trattamento

I metodi di prevenzione e trattamento dell’ipertensione comprendono, principalmente, modificazioni dello stile di vita: regolare attività fisica, perdita di peso, cessazione del fumo, riduzione del consumo giornaliero di sale e alcol e introduzione di una quantità adeguata di potassio, calcio e magnesio. Il trattamento delle ipertensioni più severe si avvale anche della terapia farmacologica, soprattutto nei soggetti che presentano altri fattori di rischio cardiovascolare, diabete o malattie cardiovascolari croniche. Un aumento del livello di attività fisica si correla con una minore probabilità di dover assumere farmaci antipertensivi, soprattutto nei soggetti che rientrano nello stadio 1 o nello stadio 2 dell’ipertensione.

La scelta dell’attività fisica

La risposta della pressione arteriosa all’attività fisica varia a seconda del tipo di esercizio.

  • Esercizio di potenza – Sforzi muscolari di tipo concentrico (accorciamento del muscolo) e/o di tipo isometrico (statico) possono generare pressioni intramuscolari in grado di causare una compressione delle arterie, con una conseguente riduzione della perfusione muscolare. Questo comporta un aumento delle resistenze periferiche direttamente proporzionale alla forza muscolare esercitata, e dunque un aumento del lavoro cardiaco (rischio di ipertrofia ventricolare sinistra). La risposta ipertensiva, in questo caso, può essere pericolosa per soggetti portatori di patologie cardiovascolari: l’aumento della pressione intraoculare e l’apnea (Valsalva) durante l’esercizio di potenza amplificano ulteriormente l’effetto.
  • Esercizio aerobico a stato stazionario – Nel corso di attività muscolari ritmiche sottomassimali (jogging, nuoto, ciclismo), la vasodilatazione a livello muscolare riduce le resistenze periferiche totali per incrementare il flusso di sangue verso i distretti muscolari interessati. L’alternanza tra contrazione e rilasciamento dei muscoli facilita, inoltre, l’azione di pompa sul circuito vascolare, migliorando il ritorno venoso al cuore. In questo tipo di esercizio, la pressione sistolica tende a salire rapidamente nei primi minuti, per poi stabilizzarsi: con l’allenamento, i valori diminuiranno gradualmente per effetto della continua vasodilatazione e della diminuzione delle resistenze periferiche. La pressione diastolica rimane sostanzialmente invariata durante l’attività.
  • Esercizio incrementale – Con attività a carico progressivamente crescente (solitamente camminata o corsa), la pressione sistolica aumenta rapidamente all’inizio, per poi continuare a crescere linearmente con l’aumentare dell’intensità: questo fenomeno riflette il grande aumento della gittata cardiaca durante l’esercizio massimale. La pressione diastolica rimane stabile o diminuisce leggermente ad alti livelli di carico.

L’attività consigliata. A una qualsiasi percentuale di VO2max (massimo consumo di ossigeno), le pressioni sistolica e diastolica sono considerevolmente maggiori se l’esercizio è eseguito sfruttando la muscolatura delle braccia rispetto a quella delle gambe. Questo avviene perché i muscoli e i vasi delle braccia sono più piccoli rispetto a quelli delle gambe e offrono quindi una resistenza al flusso maggiore. Per questo motivo, ai soggetti portatori di malattie cardiovascolari si consiglia di svolgere attività aerobiche che coinvolgono grandi masse muscolari (ciclismo, camminata, jogging…).

Benefici post-esercizioipertensione vasodilatazione

È fondamentale notare come, in seguito ad un’attività fisica sottomassimale, la pressione sistolica tenda a mantenersi ad un livello inferiore rispetto a quella rilevata prima dell’inizio dell’esercizio, sia in soggetti normotesi che ipertesi, grazie alla vasodilatazione periferica e all’aumento del tono vagale. Questa risposta ipotensiva all’esercizio si mantiene per circa 12 ore, dopo attività di bassa o media intensità: questo conferma l’importanza dell’attività fisica regolare di tipo aerobico come strumento terapeutico per il trattamento dell’ipertensione, e giustifica la raccomandazione di eseguire più sessioni di attività fisica nell’arco della giornata.

L’interval training: una valida alternativa

Da uno studio di Clausen et al., condotto su un gruppo di soggetti con malattia coronarica, risulta come un programma di allenamento intervallato svolto per 4-6 settimane riduca la pressione sistolica media a riposo da 139 a 133 mm Hg, senza modificare la dieta o l’abitudine al fumo. Si tratta di un’attività di tipo sub massimale, svolta per 3-5 minuti, seguita da un uguale tempo di recupero, per un totale di 20 o 30 minuti, 5 volte a settimana. Durante l’esercizio, la pressione sistolica diminuiva nei soggetti da 173 a 155 mm Hg, mentre quella diastolica da 92 a 79 mm Hg (diminuzione del 14% della pressione arteriosa media). (J. Clausen et al., Physical Training in the Management of Coronary Artery Disease, 1969, Circulation – an official journal of American Heart Assosiation)

 

 

Fonte: W. McArdle, F.I. Katch, V.L. Katch, Fisiologia applicata allo sport. Aspetti energetici, nutrizionali e performance, terza edizione, 2018, Casa Editrice Ambrosiana

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Informazioni sull' Autore Martina Morgantini

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