Carolina conduce il gregge da Pietrasanta all’Alta Versilia. Ma la tradizione si rinnova in tanti pascoli
Il suono dei campanacci che si fanno via via più vicini o lontani squarcia il silenzio. È una melodia che le comunità rurali conoscono bene quando il caldo dell’estate inizia ad affacciarsi sulle giornate. È il tempo della transumanza e della poesia. È nelle mani di un pugno di pastori l’eredità dell’antica pratica Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco che in Toscana è diventato un appuntamento di festa, aggregazione e (ri)scoperta delle profonde tradizioni rurali per tante famiglie e turisti che accompagnano a piedi per piccoli e lunghi tratti la rumorosa carovana tra sentieri, mulattiere e soste nei paesi e di borghi per vivere un’esperienza autentica ed apprezzare la qualità delle produzioni casearie.
A dirlo è Coldiretti Toscana secondo cui la transumanza moderna mette in connessione agricoltori, vecchi mestieri, didattica, territorio ed enogastronomia diventando a tutti gli effetti una freccia nell’arco di quel turismo esperienziale che è alla base del successo dell’offerta rurale regionale con 5 milioni di presenze nel 2023. “La transumanza è la quintessenza dell’agricoltura. Le aziende zootecniche hanno compreso le potenzialità turistiche di questa pratica arcaica che rischia di sparire e che per fortuna nella nostra regione resiste grazie all’impegno e passione di tante famiglie di pastori. È un’occasione per rianimare i borghi, far vivere ai turisti un’esperienza vera a contatto con la natura e promuovere produzioni di qualità come pecorini, ricotte, yogurt, robiole e gelato. In questo modo la tradizione non va dispersa ma, al contrario, diventa moderna, un’attività redditizia. È un modo intelligente per preservarla, comunicarla e tramandarla – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – A minacciare la migrazione stagionale è sempre di più la presenza dei predatori, dalla notte dei tempi compagni discreti dei viaggi dei pastori, ma mai così numerosi e mai così penalizzanti per il settore. Oggi le predazioni sono la principale causa di chiusura delle stalle soprattutto in alcune aree della regione dove le mattanze sono all’ordine del giorno. I predatori non stanno solo facendo chiudere attività economiche che producono economia e valore aggiunto per il territorio ma un patrimonio fatto di cultura, esperienze e tradizioni”.
È Carolina ad aprire il 2 giugno la stagione delle migrazioni del bestiame verso le alture ed i pascoli freschi dove mandrie e greggi resteranno per tutta l’estate ed anche oltre. La giovane pastorella laureata lascia il rifugio sul mare con il suo gregge di pecore massesi, razza autoctona, alla volta di Pian del Lago, al Passo della Croce, nel comune di Stazzema, a circa mille metri di altitudine. Poi sarà il turno di Daniela Pagliai che guiderà la sua mandria di bovini verso la Valle del Libro Aperto e Giancarlo Boschetti, “pastore all’antica” in un viaggio-epopea che lo condurrà passo dopo passo a luglio, insieme alle sue 200 pecore, dal borgo di Tavernelle, Licciana Nardi, alla Valditacca nell’appennino parmense dove vivrà fino ad ottobre. Sono solo alcune delle storie dei pastori-transumanti che ancora oggi conducono in alpeggio le gregge e le mandrie senza l’ausilio di mezzi di trasporto, dormendo in ricoveri e lavorando il formaggio a mano come una volta.
La storia di Carolina è atipica in un mondo ancestrale dove l’essere pastore è spesso una dinastia. Laureata in scienze agrarie a Pisa, Carolina (31 anni) ha imparato da sola a prendersi cura del suo gregge partendo con quaranta capi per arrivare via via oggi ad averne oltre 100. Titolare dell’azienda agricola ed agrituristica Le Coppelle Latteria Belato Nero a mille metri sul mare, nel cuore del parco delle Alpi Apuane, produce formaggi destinati alla vendita diretta e all’attività di ristorazione tipica dell’agriturismo. Il suo viaggio inizia la mattina presto dalla stalla in pianura, a Pietrasanta, transitando poi per località Ruosina e Terrinca, nell’Alta Versilia, dove ad accogliere l’arrivo del gregge ci saranno anche balli popolari e folklore. E da lì che i turisti e curiosi potranno aggregarsi per incamminarsi tutti insieme verso l’alpeggio di Pian di Lago per una passeggiata di circa 1 ora verso il pranzo in agriturismo.
Ai piedi fino all’Anfiteatro del Paradiso. Daniela Pagliai la transumanza c’è l’ha nel sangue. Figlia e nipote di pastori, così come il marito Valter mettono insieme sei generazioni di pastori. Il loro viaggio, perché a muoversi è tutta la famiglia, inizia intorno alla prima settimana di giugno dalla località Il Melo di Cutigliano, a circa mille metri di altitudine per terminare alla malga, nell’Anfiteatro del Paradiso, ai piedi della cima Tauffi, che da il nome alla loro azienda, una delle tre creste della Valle del Libro Aperto dove nella loro malga a 1300 metri, c’è la possibilità per i turisti di soggiornare, degustare e comprare,i loro formaggi e tante altre prelibatezze nel piccolo spaccio annesso . Da li passano i sentieri che collegano diverse località dal lago Scaffaiolo, al Lago Nero e alle Vallate dell’Abetone. Per Daniela la prossima sarà il 42 esimo viaggio. “È una festa. Si aggregano tante famiglie ed amici. La camminata dura circa 2-3 ore attraversando campi e pascoli. – racconta Daniela – La mia prima transumanza risale all’età di 6 anni. I miei genitori non sapevano a chi lasciarmi ed allora mi portarono con loro. Stavo in coda al gregge. È durante una delle transumanze, quando avevo 18 anni, che ho conosciuto mio marito. La nostra famiglia nasce nell’alpeggio”.